La campagna elettorale entra nel vivo, l'algoritmo detta l'agenda. All'avvicinarsi delle urne per le elezioni europee, Luigi Di Maio comincia a muoversi come se fosse un cyborg, tirando fuori alla bisogna le parole d'ordine in grado di mobilitare la base. Simile a un automatismo è scattata la chiamata alle armi sui temi «forti» del grillismo. Sul blog dei 5 stelle, infatti, è comparso un pistolotto contro il duo Salvini-Berlusconi. Titolo: «Noi siamo un'altra pasta». Lanciata negli scorsi giorni l'offensiva sul conflitto d'interessi, all'indomani dei risultati delle amministrative in Sicilia Di Maio ha poi subito agitato lo spettro, arrugginito e demodé, del «Patto del Nazareno».
Commentando le vittorie dei Cinque Stelle ai ballottaggi nei comuni siciliani di Caltanissetta e Castelvetrano, ha detto: «Quando vince il Movimento si mandano all'opposizione il patto del Nazareno e gli estremismi, quando non vince, vincono coalizioni di Pd e Forza Italia insieme, come successo a Gela: questo è inquietante per il futuro del Paese. Per questo credo che bisogna continuare a dare fiducia al M5s». Un input chiaro ai grillini: «individuare i nemici» per indirizzare messaggi chiari all'elettorato. E i bersagli corrispondono ai nomi di Silvio Berlusconi, Matteo Salvini, catalogato nella categoria degli estremismi, e Matteo Renzi. Perché l'evocazione del «Patto del Nazareno» è un tentativo di separare il grano dal loglio a sinistra. Un modo per sparare a Renzi facendo finta di mirare al segretario Nicola Zingaretti. Quest'ultimo, è stato chiamato in causa da Di Maio in un post su Facebook domenica sera: «In fondo, a Gela, il Pd di Zingaretti è tornato a coalizzarsi con Forza Italia».
Il vero catalizzatore del consenso pentastellato, però, rimane sempre Berlusconi. Preso di mira dal capo politico per stoppare ogni tentazione leghista di ritorno allo schema del centrodestra: «Volevamo creare e portare avanti un governo del cambiamento per altri 4 anni - ha detto da Matera - e se vogliamo farlo non si può fare l'occhiolino a Berlusconi». E Beppe Grillo si è unito al pressing: «Il re dello share propone di nuovo la strategia della caciara, non ha altro da offrire, ciò che resta di lui insieme ad un populismo very strong». L'attacco prosegue, tra la filippica e il nonsense: «Abbiamo di fronte una versione depotenziata del più grande bugiardo della storia italiana. Frena di colpo per essere superato da tutti, quanto a sparate!»
Un flebile barlume di senso politico, nel testo di Grillo, si intravede soltanto alla fine.
Quando l'ex leader del M5s parla di un presunto «Matteo preferito» di Berlusconi. Salvo poi chiedersi: «Si, ma quale sarà?». Quindi la stoccata a Salvini, definito, pur senza nominarlo direttamente «sceriffo senza cavallo e senza pistola (solo il giaccone!)».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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