Politica internazionale

"Manganello in tasca e bugie ai giudici". Gli indizi ungheresi a carico della maestra

Mentre è in corso un'intensa attività diplomatica tra Italia e Ungheria sul caso di Ilaria Salis, da Budapest arrivano altri elementi sul processo a suo carico

"Manganello in tasca e bugie ai giudici". Gli indizi ungheresi a carico della maestra

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Mentre è in corso un'intensa attività diplomatica tra Italia e Ungheria sul caso di Ilaria Salis, da Budapest arrivano altri elementi sul processo a suo carico che aiutano a delineare meglio le accuse della procura ungherese e chiariscono alcuni aspetti. Secondo nuovi documenti visionati da «Il Giornale» ricevuti da fonti ungheresi di primo piano emergono aspetti del procedimento giudiziario significativi.

Da quanto si legge «sulla base di un ragionevole sospetto l'accusa è che Ilaria Salis, cittadina italiana e attivista di estrema sinistra, si sia recata a Budapest nel febbraio 2023 per motivi politici come parte di un'organizzazione criminale insieme a collaboratori anche non cittadini ungheresi in modo premeditato per commettere crimini contro persone che vivono in Ungheria, compresi cittadini ungheresi». Va inoltre ricordato che nel momento in cui è stata fermata dalla polizia la Salis aveva con sé un manganello retrattile e si trovava in taxi insieme ad altri due attivisti tedeschi di cui uno ha patteggiato una pena di tre anni.

Nelle incriminazioni presentate dall'Ufficio del Procuratore capo di Budapest il 31 ottobre 2023 «Ilaria Salis è stata accusata dei seguenti reati, ai sensi dei paragrafi (1) e (8) della sezione 164 del Codice penale, commessi in qualità di membro di un'organizzazione criminale, come definito al punto 1 del paragrafo (1), sezione 459 del Codice penale: tentate lesioni personali che mettono in pericolo la vita. Due capi d'accusa come complice e uno come complice prima del fatto».

A quanto si apprende, secondo il diritto ungherese «le misure adottate nel procedimento sono adeguate alla gravità dell'accusa e del reato commesso».

C'è anche un altro aspetto che emerge dai documenti dell'accusa ed è il fatto che la Salis avrebbe fornito «false dichiarazioni sulla sua istruzione, sul suo stato di famiglia e sulle sue relazioni personali». In particolare «subito dopo il suo ingresso nel centro di detenzione è stato registrato nei suoi dati personali che la sua istruzione non era andata oltre l'ottava classe della scuola primaria. Secondo quanto dichiarato durante il colloquio iniziale, invece, aveva conseguito una laurea magistrale in Lettere antiche presso l'Università di Milano ed era stata insegnante di scuola in Italia».

Lo stesso è avvenuto in merito a quanto affermato sul suo stato personale «durante la prima intervista ha dichiarato di essere single, di non avere un compagno, di non avere figli e di vivere da sola in un appartamento in Italia. Il 6 novembre 2023, tuttavia, il suo partner è stato registrato come persona di contatto. Il 17 gennaio 2024 ha incontrato il suo compagno nell'ambito di una visita di gruppo».

Secondo un comunicato riportato da Zoltan Kovacs, segretario di Stato ungherese per le comunicazioni internazionali, i contatti di Ilaria Salis con in genitori «erano regolari e ordinati».

Inoltre «cinque giorni tra l'ottobre 2023 e il 17 gennaio 2024, la detenuta è stata visitata dai suoi familiari e dal suo avvocato per un totale di sette volte. La detenuta è stata visitata due volte anche da un funzionario consolare» e «tra il marzo 2023 e il 30 gennaio 2024 ha effettuato un totale di 323 telefonate, due su telefono fisso e 321 su cellulare». Infine «tra il febbraio 2023 e il 26 gennaio 2024 le è stato concesso il permesso di effettuare un totale di tredici videochiamate monitorate di cui tre non hanno avuto luogo e dieci sono state completate».

Si tratta di elementi utili per avere una visione d'insieme di un processo dai tratti ancora non del tutto chiari e che non prescinde dal necessario rispetto dei diritti dei detenuti che deve valere in ogni caso e a maggior ragione per un cittadino italiano.

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