Ieri in Senato sono iniziate le audizioni sulla manovra e la commissione Bilancio ha iniziato a raccogliere le richieste di modifica da parte delle imprese e, soprattutto, delle banche. Sul fronte del pubblico impiego, invece, è arrivato il rinnovo del contratto per gli enti locali, firmato da Cisl e Uil ma non dalla Cgil. Un accordo che garantisce aumenti medi di circa 140 euro mensili per oltre 430mila dipendenti ma che il sindacato di Corso d'Italia ha respinto come già accaduto per amministrazioni centrali e sanità.
A Palazzo Madama gli istituti di credito, principali destinatari del prelievo da 9,6 miliardi, hanno scelto di non inasprire il confronto ma hanno fatto presente la loro contrarietà. "Le banche appoggiano ancora una volta la situazione generale del Paese e restano disponibili al dialogo, ma l'esborso sarà a carico di tutto il comparto, anche delle più piccole", ha detto in audizione il direttore generale dell'Abi, Marco Elio Rottigni. Il top manager di Intesa Sanpaolo ha calcolato che "gli interventi in materia di deducibilità fiscale comportano per gli istituti un costo misurabile come minor margine di interesse per il mancato impiego della liquidità, che se investita in titoli di Stato avrebbe generato ricavi per circa 800 milioni di euro fino al 2030". Misure che, ha aggiunto, "arrivano in un contesto di tassi in calo e di margini in riduzione".
Tra i capitoli più discussi della legge di Bilancio c'è anche quello sulla tassazione dei dividendi delle holding, su cui il governo starebbe lavorando a una revisione. Diverse associazioni datoriali ne hanno chiesto la soppressione o la modifica e, secondo quanto si apprende, anche Forza Italia spinge per un correttivo. L'esecutivo valuta una rimodulazione per evitare la doppia tassazione, ipotizzando un meccanismo di credito d'imposta "sul modello della vecchia Irpeg", per scongiurare la fuga di capitali verso l'estero. Ovviamente, come ha ripetuto il ministro Giorgetti, i saldi dovranno restare invariati e, dunque, non si esclude che quel miliardo possa essere recuperato chiedendo sacrifici a destra e a manca, in particolare alle assicurazioni. Non a caso, ieri il presidente dell'Ania, Giovanni Liverani, ha cercato di scongiurare questa possibilità lamentando come le richieste provengano sempre agli stessi destinatari.
Le imprese dei trasporti, hanno invece chiesto di rivedere lo stop alla compensazione dei crediti d'imposta, misura giudicata "particolarmente critica" sia da Conftrasporto che da Confetra che ha chiesto anche la stabilizzazione dell'Ires premiale. Confapi e Alleanza Coop hanno sollecitato un pacchetto di aiuti contro i dazi.
Sul terreno del pubblico impiego, intanto, si è chiusa la lunga trattativa per il contratto 2022-2024 degli enti locali. "Questa firma rappresenta un risultato importante per oltre 430mila dipendenti che operano quotidianamente nelle Regioni, nei Comuni, nelle Province, nelle Città metropolitane e nelle Camere di Commercio", ha dichiarato il ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo, che ha assicurato. "Con questa firma manteniamo l'impegno sulla continuità contrattuale e poniamo le basi per la nuova tornata 2025-2027", ha aggiunto.
Diversa la posizione della Cgil, che non ha firmato. "L'aumento non copre la perdita dell'inflazione", ha spiegato il sindacato guidato da Maurizio Landini, sottolineando che "la distanza tra retribuzioni e costo della vita continua a crescere".
Si tratta dello stesso metodo usato con i precedenti rinnovi del pubblico impiego e destinato a essere riproposto anche nella prossima tornata della scuola. Il riferimento ai prezzi al consumo diventa, così, il solito totem per non scendere a patti con un governo considerato nemico. Una sceneggiata che, però, ha allungato le trattative.