Marò, battaglia tra avvocati Ma siamo già in svantaggio

A difendere i nostri due fucilieri un baronetto inglese, per gli indiani invece due pezzi da novanta. Nominato il giudice italiano della Corte internazionale

Marò, battaglia tra avvocati Ma siamo già in svantaggio

«Nel caso marò davanti al Tribunale del mare di Amburgo, rispetto ai pezzi di novanta schierati dagli indiani l'Italia ha ingaggiato delle pedine più deboli sia come legali che per l'arbitro che ci rappresenta», spiega a il Giornale uno degli esperti italiani, a patto di non fare il suo nome, che conosce l'odissea giudiziaria di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Da Roma, pur non rilasciando dichiarazioni ufficiali, la difesa è a spada tratta: «Anche i nostri sono pezzi da novanta».

Lunedì inizierà alle 9.30 la nuova battaglia giudiziaria con Delhi presso il Tribunale internazionale di Amburgo, dove è stato avviato l'arbitrato. In questa fase l'Italia chiede la sospensione della giurisdizione indiana sul caso marò ed il rientro in patria di Girone, ancora in libertà vigilata presso la nostra ambasciata in India. Latorre è già a casa in convalescenza con un permesso della Corte suprema indiana, ma alla corte del Mare di Amburgo si chiede che possa restarci per tutto il periodo dell'arbitrato (2-3 anni).

Questa mattina presta giuramento presso il Tribunale internazionale il giudice ad hoc nominato di diritto dall'Italia, che non aveva un rappresentante presso la Corte. Si tratta di Francesco Francioni, internazionalista in pensione, che parla bene inglese, ma ha poca esperienza di diritto del Mare. Il professore sarà anche nostro arbitro. Gli indiani hanno nominato come arbitro, P. Chandrasekhara Rao, un «big» che è giudice nell'assise di Amburgo. «È uno dei massimi esperti di diritto del Mare dell'India e conosce bene il Tribunale internazionale dove ha fatto tre mandati - sottolinea la nostra fonte -. Francioni si è occupato del tema negli anni Settanta, ma è specializzato in diritti umani e tutela del patrimonio culturale». A scorrere il curriculum del docente che ha insegnato a Siena si trovano lavori sulla difesa dei Buddha di Bamyan abbattuti dai talebani, il «regime internazionale dello spazio», testi sul rispetto dei diritti fondamentali, ma ben poco che possa servire al caso marò.

«Si era pensato a Tullio Treves, giudice per due mandati dell'Itlos (il Tribunale di Amburgo nda) internazionalista del mare, ma poi non se ne è fatto nulla» racconta l'esperto.

L'India sarà rappresentata dal procuratore generale aggiunto, P. L. Narasimha, che secondo l'agenzia stampa indiana Pti «è la terza autorità del governo per gli affari legali». La sua linea è dura: rigettare le richieste italiane e la stessa giurisdizione del Tribunale di Amburgo. Il rappresentante italiano sarà come da prassi un diplomatico, l'ambasciatore a L'Aja, Francesco Azzarello, ha rivelato Panorama.

La vera sfida in questa fase si terrà fra i legali messi in campo. Gli indiani hanno ingaggiato il francese Alain Pellet ed il britannico Rodman Bundy. Pellet è un pezzo da novanta che ha già guidato una quarantina di casi arbitrato di fronte alla Corte di giustizia internazionale.

L'Italia contrappone il baronetto inglese, Sir Daniel Behtlehem, altro nome noto a livello intrenazionale, che da un anno è stato incaricato da Roma di studiare l'arbitrato. Lo affiancherà l'avvocato Paolo Fusco ed una serie di esperti italiani.

«Pellet, scelto dagli indiani, è un numero uno», conferma la fonte de il Giornale -. Il baronetto inglese è conosciuto, ma non allo stesso livello».

Il primo scontro davanti alla corte internazionale d'Amburgo,

presieduta dal russo Vladimir Golitsyn, proseguirà anche martedì. La notizia positiva, come confermano dal Tribunale del Mare, è che la prima decisione su giurisdizione e rientro in patria di Girone arriverà a fine agosto.

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