
Nemo profeta in patria. La sinistra marchigiana prende le distanze da Matteo Ricci, che invece sognava il ritorno nella sua Regione da eroe con tanto di bandiere spiegate e gonfaloni. L'inchiesta «Affidopoli» si è accomodata sul divano del Pd pesarese: Ricci non è indagato ma il cuore dell'inchiesta riguarda «il sistema» degli affidi diretti durante la sua amministrazione. «Affidopoli» riguarda circa 600mila euro di affidamenti diretti in favore delle associazioni culturali Opera maestra e Stella polare.
L'attuale sindaco, il successore di Ricci, Andrea Biancani, è stato chiaro: «Io - ha detto - voglio continuare a muovermi dentro la legalità. Io non voglio essere indagato». E ancora: «Se un sindaco chiama un'impresa per farsi dare dei soldi (Biancani si riferisce alle sponsorizzazioni, ndr), il giorno dopo quell'impresa viene a chiedere qualcosa in cambio». Se è vero che le parole sono pietre, è vero pure che quella di Biancani assomiglia tanto a una lastra sulla gestione precedente alla sua: quella di Ricci appunto. Il centrodestra ha chiesto al sindaco di Pesaro di «fare i nomi» e di spiegare i meccanismi dietro questo «sistema» che Biancani avrebbe destrutturato. Dopo le dichiarazioni del sindaco, Nicola Baiocchi, consigliere regionale Fdi ha posto una serie di domande: «Chi era ad attivare le sponsorizzazioni con appelli diretti ai privati? Non erano forse il sindaco Ricci e il vicesindaco Vimini? Chi poi ha contrattato le stesse sponsorizzazioni? Non erano forse uomini di fiducia del sindaco Ricci? Chi ha dimenticato di comunicare ai dirigenti dell'esistenza di queste sponsorizzazioni, poi di fatto non contabilizzate nelle determine? Come mai queste sponsorizzazioni non arrivavano al Comune, ma ad associazioni amiche?».
Ricci, riformista «bonacciniano», è un europarlamentare ma ora è soprattutto il candidato alla presidenza della Regione Marche per il centrosinistra. Se la vedrà, in autunno, con l'attuale governatore, il meloniano Francesco Acquaroli. E il sindaco di Pesaro non è il solo esponente del centrosinistra a prendere le distanze dal suo predecessore. Giorgio Tornati è stato il primo cittadino comunista di Pesaro per un decennio. Ex senatore, Tornati ha scritto sul suo blog una lettera che affonda il coltello sul caso «Affidopoli». Il passaggio più duro, forse, è quello sulla mancata disponibilità del politico del Pd a riferire alla commissione comunale che si occupa del caso degli affidi diretti. «Durante questo suo incarico sono maturati strani atti amministrativi ora oggetto di indagini della magistratura», premette. A questo punto Tornati segnala la necessità espressa dalla commissione: ascoltare l'ex sindaco Ricci. Ma il diretto interessato ha già motivato la sua assenza in commissione, sostenendo di aver già detto tutto alla stampa. Una «teoria bizzarra», continua l'ex primo cittadino, che parla di «manfrina che ricorda un maneggione».
Anche la segretaria Elly Schlein ci ha messo del suo. Arrivata nelle Marche pochi giorni prima del referendum sulla cittadinanza e sul lavoro, la leader dem è apparsa più concentrata sulla sorte dei quesiti referendari che sulla campagna elettorale per le elezioni regionali. Il tutto condito da una gaffe: la segretaria ha sostenuto che Acquaroli sia arrivato ultimo nella classifica di gradimento dei governatori di Regione. In realtà, l'ex sindaco di Potenza Picena si è piazzato undicesimo su venti.
Schlein, poi, forse avvisata dal suo staff, è tornata sulla competizione delle Marche: «Possiamo vincere», si è affrettata a dichiarare dal palco della Festa dell'Unità di Ancona. E pensare che Ricci, una volta persa la battaglia interna in favore di Bonaccini, ha persino cambiato idea sul Jobs act (che ai tempi del governo di Matteo Renzi ha votato) pur di non sfigurare con la sua segretaria.