Insieme a Marco Pantani, la notte in cui morì, «c'erano due escort». Lo ha detto la madre, Tonina Belletti, durante un colloquio coi carabinieri di Rimini, sentita per oltre tre ore e mezza nell'ambito del nuovo fascicolo d'inchiesta aperto dalla Procura in merito alla morte del campione di ciclismo avvenuta il 14 febbraio 2004 nel residence «Le Rose» di Rimini. Secondo quanto emerso, il campione morì per un'overdose di farmaci e droga. La Procura romagnola ha già archiviato due indagini, l'ultima volte del 2015, arrivando sempre a questa medesima conclusione.
Alla fine di novembre è stata aperta una terza inchiesta perché - aveva spiegato l'avvocato di famiglia, Fiorenzo Alessi -, «mamma Tonina vuole mettersi il cuore in pace».
Marco Pantani era soprannominato «Il Pirata» per i suoi successi nel campo del ciclismo tra cui la doppia vittoria al Giro d'Italia e al Tour de France nel 1998. Le successive autopsie rivelarono che il decesso era avvenuto nella tarda mattinata e fu causato da un edema polmonare e cerebrale conseguente a un'overdose di cocaina e psicofarmaci.
Una prima inchiesta venne aperta conseguentemente ai fatti; nel 2014 una seconda prese il via dopo un esposto-denuncia della famiglia per essere poi archiviata nel 2016 da gip Vinicio Cantarini.
Nelle motivazioni di allora, il giudice scrisse che l'ipotesi dell'omicidio sostenuta dai legali della famiglia fosse una «congettura fantasiosa». Oggi la notizia della terza inchiesta, che segue a quanto dichiarato da Fabio Miradossa, uomo ritenuto spacciatore del ciclista, ascoltato dalla commissione parlamentare antimafia
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