"Marco te sgravia tutto". Così la cricca di Roma aveva il Fisco in mano

Dalle carte di "Labirinto" emergono i metodi del sodalizio per pilotare i controlli tributari

"Marco te sgravia tutto". Così la cricca di Roma aveva il Fisco in mano

La tassazione non è un pranzo di gala, si sa. Ma dai verbali dell'inchiesta sulla Pizza-cricca si scopre che anche di fronte al fisco non siamo tutti uguali. Ai sodali del faccendiere neodemocristiano che vantava un legame di ferro col ministro dell'Interno Alfano e con l'Ncd, per addomesticare la bestia tributaria basta un pranzo, non di gala ma certamente senza badare a calorie: «Il funzionario (dell'Agenzia delle Entrate) - si compiace e sbuffa al contempo uno degli indagati intercettato da una cimice nel suo ufficio - me lo devo portare a pranzo... pranzo, primo, secondo, caffè, contorno e anche il dolce se magna quel ciccione... perché è un ciccione».

Tanto basta perché lo spauracchio di un controllo fiscale che tanti mal di pancia provoca al comune imprenditore, si trasformi in pantomima, innocuo gioco delle parti per le persone coinvolte nell'inchiesta che sta facendo tremare il governo. Nelle migliaia di pagine di intercettazioni telefoniche e ambientali si parla spesso di Equitalia e di Agenzia delle Entrate. E il filo conduttore è uno solo: non sono un problema. Anzi: la copiosa produzione di false fatture è una fonte di reddito per la cricca. L'operazione denominata «Labirinto», fin qui ne ha fatte emergere per almeno dieci milioni di euro.

Controlli pilotati

Significativo il titolo di un paragrafo di una delle centinaia di relazioni della Guardia di Finanza che ascolta certosinamente la cinquantina di persone finite sotto inchiesta e le tante altre che entrano in contatto con loro: «I controlli fiscali concordati». Proprio come certe interrogazioni del liceo: le aziende nel mirino degli ispettori sapevano già quando sarebbero state chiamate a rispondere, con tanto di data e ora, quali domande sarebbero state poste e pure il voto finale. Nel paragrafo, annotano gli inquirenti, si ricostruisce una conversazione risalente al 25 settembre 2015 all'interno dell'ufficio di uno degli arrestati, l'imprenditore Alberto Orsini, che parla con Pamela Pace, indagata, di «importanti circostanze riferite alla società Obiectivo Technology Srl, destinataria, nell'immediato, di un controllo fiscale (pilotato) da parte dell'Agenzia delle Entrate, confermando di essersi accordato con un non meglio specificato ispettore dell'Agenzia, incaricato di eseguire un controllo sulla citata società, riferito all'annualità 2012, precisando che: a) l'ordine di servizio risulta già firmato; b) la data del controllo è prevista per il prossimo 10 ottobre 2015 o nei giorni immediatamente successivi; c) il controllo sarà materialmente eseguito presso la sede di via...». «Pertanto - prosegue l'annotazione del finanziere - Orsini tranquillizza i presenti sul fatto che procederà a riconciliare e riorganizzare la contabilità societaria, così da far emergere piccole irregolarità, che saranno poi rilevate e contestate dai verificatori». «L'Agenzia delle Entrate... va... mi sono messo d'accordo - dice serafico Alberto Orsini - perché... sembra una cosa banale ma la società è risultata tra quelle da controllare per... ai fini del 2012... e io che avevo già parlato con st'ispettore... questo se l'è subito accaparrata». Zero problemi, l'esito è scontato: «Faccio in modo tale che trovino qualche piccolo errore... che emettano qualche piccola sanzione». Così, il minimo indispensabile per non destare sospetti: «Vengono qua... e io vi dico il giorno e l'ora precisi. E questo andrà su tutti i terminali d'Italia... questo controllo... e per almeno cinque sei/anni...».

Gli amici giusti

Nell'elenco degli indagati dell'operazione «Labirinto» figurano due funzionari delle Entrate, ufficio 2 di Roma Aurelio. Secondo il Gip Giuseppina Guglielmi, con loro Raffaele Pizza aveva stabilito «un consolidato legame corruttivo». Fatto soprattutto di regali in denaro e vestiti firmati, stando agli inquirenti. E addio incubi fiscali, come chiarisce il faccendiere con una frase in un italiano tanto discutibile quanto espressivo: «Marco te sgravia tutto». Lo sgravio fiscale come sgravio esistenziale. Del resto, il gruppo sarebbe stato coperto anche sul fronte della riscossione, anche se la poltrona era a rischio: «Comunque - dice uno degli indagati - adesso c'è l'amico di Lino in Equitalia che sta per zompà per aria pure lui».

Gli interrogatori

Ieri proprio il presunto ras della cricca, Raffaele «Lino» Pizza, è comparso davanti agli inquirenti.

Chiacchierone al telefono e con gli amici, ma silenzioso davanti ai pm: si è avvalso della facoltà di non rispondere. Legittima strategia difensiva. Avrebbero invece parlato e fatto alcune ammissioni alcuni degli altri indagati interrogati ieri. Tra loro anche i due delle Entrate.

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