Maria Amatuzzo lo aveva lasciato una settimana fa. Non è chiaro perché la vigilia di Natale fosse tornata nell'appartamento di via Cassiopea, a Marinella di Selinunte, frazione balneare di Castelvetrano, in provincia di Trapani, dove aveva vissuto per anni con il marito e il cognato, ma da lì non è più uscita viva.
Il coniuge, Ernesto Favara, 63 anni, l'ha uccisa con dodici coltellate all'addome inferte con violenza. Ha scatenato la sua rabbia contro la moglie 29enne originaria del Palermitano. I vicini dicono che la coppia litigava da tempo e lei aveva deciso di chiudere il matrimonio. Lui, però, come accade in quasi tutti i femminicidi, non l'aveva accettato.
L'assassino, che da due giorni si trova nel carcere di Trapani, è stato uno dei pescatori storici della marineria di Selinunte. «Ha esercitato l'attività per decenni, ma negli ultimi tempi lo abbiamo visto poche volte, partecipava molto di rado alle nostre attività - ha raccontato Giacomo Russo, presidente del Comitato Sacro Cuore di Maria -. Da quando era andato in pensione Ernesto non usciva più in barca. Aveva comprato un tre ruote e vendeva pesce nella borgata, scegliendo punti strategici dove si fermava per i clienti. La moglie collaborava con lui».
All'arrivo dei carabinieri si trovava in stato confusionale. Era in strada e brandiva un coltello insanguinato. A dare l'allarme era stata una vicina di casa e suo fratello, che viveva in casa con lui e la vittima. Entrambi avevano sentito la 29enne gridare «aiuto» poco prima. «Mi ha fatto perdere le bambine» ha detto a carabinieri. «La relazione tra i due era iniziata circa cinque anni fa ed è stata definita dai vicini a tratti burrascosa - conferma il capitano dei carabinieri di Castelvetrano, Pietro Calabrò -. Sia la Amatuzzo che Favara avevano storie di matrimoni falliti alle spalle. L'uomo, vedovo della prima moglie, aveva avuto due figli dal primo matrimonio. La vittima, a sua volta, aveva avuto due figli, nati da storie precedenti, e che non vivevano più con lei. Quattro anni fa il matrimonio civile e, lo stesso anno, la nascita delle gemelle». Ma da quasi un anno le piccole erano state affidate a una comunità alloggio. Sul posto è intervenuto personale del 118, ma i soccorsi si sono rivelati inutili.
E solo poche ore prima, nel piccolo comune di Santa Maria del Molise, in provincia di Isernia, Irma Forte, 66 anni, aveva ucciso il marito Carlo Giancola, 72 anni, colpendolo nella loro casa con un corpo contundente. Ieri mattina non ha risposto alle domande del pubblico ministero Marco Gaeta. «La signora è ancora in stato confusionale e non ricorda cosa sia accaduto, in questa vicenda ci sono ancora molti punti oscuri non chiari» dice l'avvocato Demetrio Rivellino, che con il collega Giuseppe De Rubertis si occupa della difesa.
La vittima era allettata in seguito a un incidente avvenuto un paio di mesi fa. L'omicidio la mattina della vigilia di Natale sarebbe avvenuto al culmine di una lite nell'appartamento di via XXV settembre dove i coniugi vivevano.
Ora l'assassina si trova agli arresti domiciliari nell'abitazione di una parente. Il magistrato ha disposto l'autopsia sulla salma di Giancola, ma l'arma del delitto usata dalla moglie per sfondargli il cranio non è stata ancora trovata.
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