Marina gela Pisapia: «Nostre aziende solide»

MilanoNon piace proprio a Giuliano Pisapia l'ipotesi di un Silvio Berlusconi suo successore come sindaco di Milano. Solo una fola giornalistica (almeno per ora), ma quanto basta a far perdere la misura al solitamente cauto avvocato ultrarosso. «Con il partito a pezzi e le aziende da salvare, escludo che si assuma per cinque anni un impegno gratificante ma durissimo come questo», ha risposto al Corriere della sera che gli ha dedicato una paginata per lanciare il suo libro ovviamente Rizzoli. «In ogni caso, ho battuto Berlusconi due volte; potrei sempre farlo una terza», s'è lasciato andare Pisapia in trance agonistica, nonostante con un anno d'anticipo abbia annunciato il gran rifiuto alla candidatura, di fatto prepensionandosi. «Nel 2011 era il capolista di Fi. E poi, su un piano diverso, l'ho battuto in tribunale: ero parte civile al processo Mondadori; Previti condannato, lui prescritto ma obbligato al risarcimento». La solita confusione tra il campo da gioco della politica e quello della giustizia che sta nei cromosomi della sinistra.

«Una brutta scivolata» la frase sulle «aziende da salvare», ha replicato il presidente Fininvest e Mondadori Marina Berlusconi. «Affermazione innanzitutto infondata», perché «se parliamo di Mediaset e Mondadori parliamo di imprese che hanno affrontato con determinazione, coraggio e grande capacità gestionale una crisi senza precedenti e che ora godono di buona salute, tanto è vero che stanno tornando a investire nello sviluppo». E «sulla bocca del sindaco di Milano si tratta di affermazione totalmente inopportuna». Perché «rappresentano un grande patrimonio di questa città e a Milano hanno dato e continueranno a dare un contributo molto importante. Se posso permettermi un consiglio da semplice milanese: signor sindaco, meglio occuparsi di cogliere appieno la grande opportunità rappresentata dall'Expo, opportunità creata dal suo predecessore Letizia Moratti. E, se avanza tempo, utilizzarlo per valorizzare quelle che sono vere eccellenze imprenditoriali milanesi. O quantomeno, evitare di denigrarle». Magari ripensando a quella risposta data all'intervistatore che chiede ragione di una Milano dove «pure in centro è difficile fare due passi senza essere fermati da decine di questuanti». E non solo questuanti.

Roba da far arrossire qualunque sindaco. Non Pisapia. «Guardi il sito Expo. La maggior parte dei lavoratori sono extracomunitari. Senza di loro l'Expo non si farebbe». Nelle periferie di Milano, diventate invivibili, non ci devono aver ancora pensato.

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