Marito e moglie di colore: "Un figlio bianco? No, grazie"

Lui è sterile, lei non ha dubbi: "Il razzismo non c'entra Vogliamo dare al nostro piccolo le nostre stesse radici"

Marito e moglie di colore: "Un figlio bianco? No, grazie"

Meglio essere accusati di razzismo o obbligare gli sterili a portare in piazza i propri dolorosi problemi privati? Domanda retorica di Sara, classe 1987 e milanese di nascita, di studi e di accento, peraltro molto marcato. Segni particolari? Il colore della sua pelle: è nera e ne va fiera, così come il suo compagno, nato in India ma cittadino italiano a tutti gli effetti. «Io e Matteo stiamo insieme da più di cinque anni, sono anni ormai che proviamo ad avere figli...»

Ma senza successo...

«Sì, purtroppo da 8 mesi abbiamo scoperto la sterilità del mio compagno, ma la sentenza del 9 aprile scorso ci ha dato speranze: poterci affidare alla fecondazione eterologa in Italia, risparmiando almeno due terzi delle spese previste andando all'estero».

Ma poi è arrivato lo stop di venerdì da parte del governo.

«Non si può rovinare un passo epocale della storia italiana, l'eterologa è un diritto, così come scegliere le caratteristiche dei propri figli. La polemica scoppiata qualche giorno fa è una vergogna».

Si riferisce all'accusa di razzismo per chi sceglie il colore della pelle del figlio?

«Senta, io e il mio compagno mai e poi mai vorremmo un figlio bianco».

E non vi sentite razzisti dicendo questo?

«Amiamo l'Italia, ma la nostra storia è un'altra, le nostre radici sono diverse e vogliamo che nostro figlio porti le stesse. E quando mio figlio bianco andrà a scuola e mi chiederà cosa è successo alla sua pelle, cosa gli dovrei rispondere? E se di conseguenza volesse andare a conoscere il suo vero padre dovrei impedirglielo? Inoltre non è facile capire il dolore e l'umiliazione che ha provato il mio compagno quando ha capito di non poter avere figli, portare a passeggio un bambino bianco come lo farebbe sentire?».

Dirà a suo figlio che è nato da fecondazione eterologa?

«Non credo, ma bisogna permettere ai genitori di scegliere se farlo o no».

Cosa penserebbe la gente se vi vedesse insieme al vostro ipotetico figlio bianco?

«Che siamo due baby sitter, oppure i badanti della nonna del piccolo. O peggio ancora che abbiamo rapito un bambino, di questi tempi (sorride, ndr )! Poi, se parlassimo con qualcuno, allora verrebbe fuori la sterilità: perché dovremmo umiliarci da soli?».

Per le coppie bianche con figli neri è la stessa cosa?

«Certo, identica. È proprio questo che spesso trae in errore: si parla di razzismo e si intende la discriminazione dei neri, mai dei bianchi. Il ministro Lorenzin ha parlato di razzismo perché probabilmente ha pensato di difendere i neri, in realtà difendere inutilmente una razza è offensivo perché presuppone una superiorità di chi difende nei confronti di chi a suo avviso va difeso. Noi neri siamo uguali a voi bianchi. Punto e basta. Ognuno difenda se stesso».

Lei non ha mai subìto discriminazioni in Italia?

«Mai, e se fosse capitato l'ho certamente dimenticato. Io sono un'italiana, un'italiana nera e sono fiera di questo».

Ma insomma, che farete per avere figli adesso?

«Se la situazione non si sblocca definitivamente, entro fine anno

andremo in Francia. Lì nessuno pensa a fare un decreto contro un ridicolo razzismo, la maggior parte dei medici francesi sono per la compatibilità coi genitori, colore della pelle compreso, ovviamente».

thomasleoncini@libero.it

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