Politica

Maschere e colpi di genio Il corteo magistrale di Gucci

Abiti tagliati da N21, veli di chiffon da Curiel, smoking e armonia da Cucinelli

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«La maschera come metafora dell'eterna lotta tra essere e apparire, l'abito come maschera della persona». Si può riassumere anche così l'appassionato discorso con cui Alessandro Michele spiega la collezione Gucci per il l'autunno/inverno dell'anno venturo in passerella ieri a Milano. La sfilata è appena finita lasciando il pubblico senza fiato per l'emozionante corteo di bellezza e intensità magistralmente orchestrato dal designer romano. L'immagine sembra come epurata pur rientrando sempre in quella grande complessità che ormai è diventata la cifra stilistica della griffe delle due G.

Si comincia dall'invito che è una maschera in cartapesta effetto gesso con l'effige di Ermafrodito. «L'orientamento sessuale è una delle maschere più difficili: essere ibridati per me è una benedizione» spiega Michele che fin dal suo esordio nel 2015 ha lanciato il tema del no gender. Stavolta la distinzione vestimentale tra uomini e donne è come annullata dall'uso di una maschera che nella maggior parte dei casi ha lunghi aculei di metallo tipici tanto dell'estetica punk quanto dei collari da addestramento dei cani da difesa. «Non penso che li venderemo taglia corto lui mi servivano per illustrare il dualismo tra gentilezza e aggressività: la necessità di difendersi che a volte spinge anche le persone più miti a reagire con forza». Da qui in poi c'è come un fiume in piena di grandi classici dell'abbigliamento borghese riveduti e corretti dalla geometrica potenza di tiro del pensiero creativo di questo eterno ragazzo che Lagerfeld chiamava «Il DJ» perché era il più veloce ed entusiasta nell'assecondare la sua passione per la musica a palla nell'ufficio stile di Fendi. Ecco quindi i meravigliosi tailleur in pelle rossa oppure di serpente naturale, i classici pantaloni bianchi sotto al caban blu, la lunga gonna di velluto dritto con sopra blusa a ventagli di raso plisse, una marea di giacche con spalle potenziate e tutte le scarpe che un feticista dell'oggetto potrebbe sognare. Da segnalare tra gli accessori l'orecchio d'oro e una sorta di collare egizio oltre alla grande croce incrostata di pietre dure: un gran bel gioco tra sacro e profano. Vestita per uccidere noia, calo del desiderio e banalità, la donna di N° 21 è un capolavoro di trasformismo vestimentale per i sublimi tagli che aprono i capi dove non ti aspetti cambiandone l'aspetto e le modalità d'uso. Basta una cerniera sulla schiena del cappotto in diagonale nocciola o sul tubino in faille drappeggiato e pressato per applicare il concetto di suspance alla moda.

E tutto questo è molto più di una semplice ispirazione allo stile pazzesco del celebre thriller di Brian De Palma: Alessandro Dell'Acqua traduce nel suo bellissimo prét-à-porter tutte le paure e l'inquietudine sociale con cui convivono le donne di Oggi. Raffaella Curiel costruisce invece la sua stupenda couture come una macchina del tempo che rende omaggio ai sublimi modelli creati dalla madre Gigliola scomparsa 50 anni fa, ma li trasporta in quell'eterno presente che è la vera eleganza. Fogli di chiffon uno sull'altro, tagliatelle di tessuto che lasciano intravedere lembi di schiena, colori e tessuti difficili da dimenticare: un patrimonio di gusto e civiltà che di tramanda di madre in figlia da quattro generazioni.

Non per nulla la couture intesa come alto artigianato è in grande spolvero anche tra i giovani che a Milano sfilano con grande difficoltà. È il caso del bresciano Daniele Calcaterra con la sua bella collezione dedicata ad Amelia Earhart e del foggiano Mario Dice che a 14 anni già lavorava per Calvin Klein ma poi ha imparato i trucchi del mestiere da Gattinoni e dalle Sorelle Fontana. Tutt'altra storia ma una bella storia quella dell'austriaco Arthur Arbesser che cerca e soprattutto trova motivi per esistere stilisticamente nel suo stesso cervello. Da qui l'idea di stampare su un vestito in seta le piastrelle del proprio bagno. Nella collezione di Cucinelli c'è una nuova voglia di tornare all'armonia del creato espressa dall'uso di bianco, canapa e beige in tutte le salse. C'è lo smoking di pelle, il blouson in maglia effetto pelliccia, i pantaloni più belli del mondo. «Arriviamo qui con gli ordini in tasca» dice Brunello.

L'Italia ringrazia.

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