"Massacrato per una foto. E dai colleghi nessun sostegno"

Il giudice finito nella bufera perché ritratto con esponenti di Fi: «La manifestazione politica il magistrato non la deve vedere»

"Massacrato per una foto. E dai colleghi nessun sostegno"
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Giuseppe Cioffi è il giudice finito al centro di una bufera politica e mediatica nel 2018, quando - soprattutto dal Pd - arrivarono feroci critiche per via di una foto che lo ritraeva insieme ad alcuni militanti di Forza Italia, il giorno dopo una convention azzurra a Ischia. L'operato di Cioffi, chiamato due mesi dopo quel raduno a giudicare all'interno di un collegio - un processo in cui erano imputati alcuni familiari di un esponente del partito fondato da Silvio Berlusconi, è stato oggetto di verifiche da parte del presidente del Tribunale di Napoli Nord. Verifiche da cui non è emerso nulla che abbia messo in dubbio la sua imparzialità e che abbiano richiesto interessamento da parte del ministero o del Csm.

Giudice Cioffi, il suo caso è stato paragonato a quello della collega Iolanda Apostolico, che 5 anni fa ha partecipato a una manifestazione di protesta a Catania in relazione allo sbarco della nave Diciotti. Che cosa ne pensa?

«Io sono stato massacrato sui giornali dopo la vicenda di quella foto a Ischia. Si è trattato di una sorta di onta che ha segnato la mia carriera. Io non sono abituato a fare la vittima, non mi metto mai nel ruolo di chi si lamenta, ma sicuramente ho sofferto di questa situazione. Però contano i fatti. Non solo le verifiche del tribunale hanno avuto esito negativo, e il mio comportamento nei processi è stato giudicato ineccepibile, ma io sono sempre rimasto al mio posto. Sa poi una cosa? Mi sono stati assegnati altri processi nei confronti di personaggi della stessa area politica, proprio perché la mia condotta è stata sempre all'insegna della trasparenza e del rispetto della regola. Processi che non ho trattato solo per questioni di incompetenza territoriale».

Cosa successe cinque anni fa?

«Mi sono trovato a Ischia e ho incontrato alcuni conoscenti che avevano partecipato a una manifestazione politica. Hanno detto che stavo prendendo un caffè con loro nell'hotel dove il giorno prima si era svolta la convention. È vero, ora che non vengo aggredito quando parlo, lo posso spiegare: questo mio amico mi ha tenuto letteralmente due ore sotto al sole per parlarmi di un fatto personale che riguardava lui e la moglie. Mi ha fatto una testa così. Poi è spuntata la foto su Facebook, che non ho postato io visto che io non metto mai le mie immagini sui social».

Due mesi dopo, lei è diventato membro del collegio giudicante in un processo su alcuni familiari di un senatore azzurro. Lei avrebbe condiviso la perplessità?

«Il processo mi è stato assegnato a dicembre con un meccanismo automatico. Dopo il clamore, secondo me esagerato e inspiegabile, ho fatto richiesta di astensione al presidente del tribunale».

In questi giorni 13 consiglieri togati del Csm hanno presentato una richiesta per aprire una pratica a tutela di Apostolico. Che cosa ne pensa?

«Io penso che se uno fa il magistrato, la manifestazione politica non la deve proprio vedere. Non ci si deve mai sbilanciare, in termini di favori per una bandiera o idea politica. Al Csm lo sanno benissimo tutti che l'unica mia passione è il Napoli.

Anche io mi sarei aspettato un'azione dei miei colleghi contro l'aggressione della stampa, anche dopo eventualmente verifiche sulla regolarità della mia condotta sul lavoro e sulla vita privata. Azione non è mai avvenuta».

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