Matrimonio del centrodestra. Meloni pone tre condizioni

La leader Fdi agli alleati: "Insieme, ma chiedo liste pulite, programma comune e clausola anti inciucio"

Matrimonio del centrodestra. Meloni pone tre condizioni

In un palazzetto dello sport gremito, non solo di delegati ma anche di un pubblico disposto a pagare fino a 50 euro per essere presente, è andato in scena a Trieste il 2° congresso nazionale di Fratelli d'Italia. Molti osservatori hanno parlato, alla vigilia della kermesse, di un evento sottotono per la mancanza degli altri leader del centrodestra italiani e stranieri. Ma i vertici di Fdi hanno subito chiarito che questo doveva essere un congresso programmatico, un trampolino per rilanciare i contenuti e non un confronto fra alleati, nel quale sarebbe passata in secondo piano la forte identità che Giorgia Meloni ha voluto imprimere al suo partito. E il messaggio che è arrivato da Trieste appare forte e chiaro: siamo alleati ma ognuno corre con la sua faccia. Lo stesso slogan che caratterizza questo congresso, «Appello ai patrioti», è stato a lungo illustrato dalla giovane presidente, che si avvia a riconfermare la propria leadership. «Essere patrioti oggi ha detto la Meloni significa prima l'Italia e gli italiani e poi tutto il resto. L'Italia deve essere difesa, ecco perché l'appello ai patrioti. C'è chi lavora per l'Italia e chi contro l'Italia».

Nella prima parte della sua relazione la presidente ha insistito molto sulla sovranità e sugli interessi nazionali da tutelare, come fanno tutti gli altri Paesi, dalla Francia alla Germania fino alla Gran Bretagna, che ha scelto di lasciare l'Ue. Di più. Ha difeso la Costituzione italiana, affermando che viene prima di qualsiasi normativa europea e che «l'Italia deve guardare più al gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Rep. Ceca e Slovacchia), dove l'identità e la sovranità sono al primo posto, che a Bruxelles dove la degenerazione burocratica ci allontana da valori fondamentali. Insomma, «basta con la politica della sottomissione». Secondo la leader di Fdi quest'Europa è un esperimento fallito, va cancellata e riedificata come una confederazione di Stati nazionali.

La Meloni, di fatto, ha aperto la campagna elettorale, premendo anche su temi molto sentiti dagli elettori del centrodestra e dalla maggioranza degli italiani, come l'immigrazione incontrollata e la sicurezza. Ricette note, ma ribadite con forza: «Chi arriva illegalmente in Italia non sarà un profugo, ma un clandestino e sarà espulso». Non sono mancate le frecciate al Pd di Renzi, come per lo ius soli: «Se è così urgente e così fondamentale come dicono, perché non lo inseriscono al primo punto del loro programma elettorale così vedremo se gli italiani lo condividono». E pure per la politica pro banche, che ha spinto il governo a trovare «20 miliardi in una notte, cosa che in cinque anni non ha fatto per i terremotati». Se il centrodestra avrà la maggioranza ha promesso - verrà di nuovo istituita la commissione parlamentare d'inchiesta affinché si sappiano i nomi dei debitori insolventi delle banche per i quali gli italiani hanno saldato i loro conti. Il programma di Fdi è lungo e articolato, dalle pensioni («bisogna mettere mani alle pensioni d'oro che costano 11 miliardi con delle leggi vergognose e ingiustificabili») alla politica per le imprese, con defiscalizzazioni per impedire che delocalizzino la produzione. La Meloni ha chiuso il suo discorso con un messaggio chiaro agli alleati, di fatto mettendo delle condizioni. «Le alleanze si fanno su cose che si condividono e per noi sono concretezza, coerenza e onestà», ricordando che Fdi non accetterà traditori né voltagabbana. E con il piglio quasi da statista e da candidato premier del suo partito ha snocciolato i punti. «Primo, vogliamo il più imponente piano di sostegno alla natalità che si sia visto nella storia d'Italia perché non ci interessa occuparci di un'Italia non più popolata da italiani.

Poi vogliamo coerenza, con la clausola anti inciucio: i nostri voti non serviranno a fare governi con le due facce della sinistra, Pd e grillini. Infine una selezione delle liste elettorali. Propongo di istituire un comitato che vagli le candidature, questo lavoro lo deve fare la politica e non la magistratura».

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