Mattarella: cari magistrati, state al vostro posto

La tirata d'orecchie del presidente: «Non smarrite mai il senso dei limiti istituzionali»

Mattarella: cari magistrati, state al vostro posto

«Equilibrio, ragionevolezza, misura, riserbo». E soprattutto, consapevolezza «dei propri limiti», a partire da quelli «istituzionali». Insieme allo «spirito critico verso le proprie posizioni» accompagnato una sana «arte del dubbio». L'elenco delle virtù del buon magistrato contenuto nel discorso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella ai 610 magistrati ordinari in tirocinio, ieri ricevuti al Quirinale alla presenza del vicepresidente del Csm Giovanni Legnini e del ministro della Giustizia Andrea Orlando, è un monito all'autorevolezza e all'indipendenza della categoria nell'era dell'eterno scontro con la politica. Un invito a mettere al riparo l'esercizio delle proprie funzioni dal «rischio dell'arbitrio», da interpretazioni «creative» della legge così come da «sovraesposizioni o provvedimenti singolari».

«Non fatevi condizionare da nulla se non dalla autentica volontà della legge - ha detto il capo dello Stato - cercate di rifuggire anche da quel sottile condizionamento, talvolta inavvertito, che deriva dalla percezione dell'importanza del proprio ruolo».

Mattarella ha sottolineato come «questa è una esortazione che abitualmente rivolgo anzitutto a me stesso. In questo salone e in tutta l'attività che si svolge al Quirinale si esprime un senso di sovranità e autorevolezza. Operando in questo ambito occorre non smarrire mai il senso dei propri limiti, particolarmente di quelli istituzionali. Nel corso della vostra carriera, che vi auguro brillante, rammentate ogni tanto questo mio sommesso suggerimento». Già giudice della Corte Costituzionale, il capo dello Stato ha confessato di aver, nel suo ruolo, «avvertito la difficoltà e la tensione del dover rendere giustizia».

Per questo ha ricordato la «fondamentale utilità» del «confronto dei punti di vista, della dialettica e delle opinioni», per giungere alla corretta valutazione dei fatti. Poi, la raccomandazione: «L'equilibrio nell'esercizio della funzione giudiziaria consiste nel sapere evitare il duplice rischio di applicazioni meccanicistiche delle norme o di letture arbitrarie delle stesse».

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