Quirinale 2015

Mattarella pilotato sul Colle. E già studia il discorso: "Unità"

Le prima parole del capo dello Stato: "Penso alle difficoltà degli italiani". Poi visita le Fosse Ardeatine

Mattarella pilotato sul Colle. E già studia il discorso: "Unità"

La bocca del presidente è un filo sottile, dritto. Sì, forse sta sorridendo. Quando gli operatori gli chiedono di girarsi, si volta rassegnato, come gli stessero scattando delle foto segnaletiche. Quando Laura Boldrini gli passa il microfono. lui lo guarda con sospetto, come se non ne avesse mai visto uno prima. Sì, pensa, mi tocca già parlare. «Il pensiero va soprattutto e anzitutto alle difficoltà e alle speranze dei nostri concittadini. È sufficiente questo». Diciassette parole in tutto, congiunzioni e articoli compresi. La cerimonia, brevissima, asettica, si svolge nella sala verde della Corte Costituzionale come «segno di attenzione» nei confronti del Parlamento. Del resto Sergio Matterella non poteva ricevere il presidente della Camera e la vicaria del Senato, Valeria Fedeli, nella piccola foresteria della Consulta. E nemmeno a casa della figlia, dove è arrivato in Panda grigia e, con la famiglia, ha assistito allo spoglio in diretta tv. «Ci siamo commossi», racconta il figlio Bernardo, ma le emozioni non escono in pubblico. «È felice presidente?», gli chiedono mentre risale in auto. «Non è questo il problema». Il secondo atto è la visita a sorpresa alle Fosse Ardeatine, proprio come ha fatto Tsipras, nota qualcuno. Anche qui si presenta in Panda grigia. Anche qui parla lo stretto indispensabile: «L'alleanza tra Nazioni e popolo seppe battere l'odio nazista, razzista, antisemita e totalitario di cui questo luogo è simbolo doloroso.

La stessa unità in Europa e nel mondo saprà battere chi vuole trascinarci in una nuova stagione di terrore». Poi torna in ufficio e si mette al lavoro. Sul cellulare riceve un selfie, lo hanno scattato all'ora di pranzo gli ex del Movimento giovanile della Dc, lo zoccolo duro degli amici di sempre, che hanno mangiato e brindato da Settimio al Pantheon e che poi lo hanno raggiunto. Sono una quindicina. Con loro Mattarella inizia a ragionare sulle linee-guida del settennato e a preparare il discorso di insediamento di martedì. Sarà asciutto, senza fronzoli. Non certo, raccontano, un elenco di buone intenzioni, né un programma di governo. «Unità» la parola simbolo perché il primo scopo è ricompattare il Paese e le forze politiche. Il capo dello Stato è «molto soddisfatto» dei numeri, di aver sfiorato i due terzi dei voti, però ora vuole rivolgersi a tutti, ringraziare anche chi non ha scritto il suo nome sulla scheda. Garantirà maggioranza e opposizione, sarà un arbitro, una «parte terza», ma non un passacarte. La prima parte del discorso riguarderà la Costituzione. Mattarella la difenderà, ovviamente, ma questo non significa che la Carta non si possa cambiare, come sosteneva Lepoldo Elia e come si sta già facendo. Del resto non siamo più nel 1946. Dunque nessun ostacolo al governo sulle riforme, nessuna contrapposizione: sbaglia, dicono, chi pensa a un clima di restaurazione. Renzi, pare, gli piace. Lasciatelo lavorare, aveva detto mesi fa ad alcuni ex Dc piuttosto critici con il premier, può fare bene. Quanto a Silvio Berlusconi, spiegano, non ci sono chiusure, anzi Mattarella ha apprezzato le telefonate di stima di questi giorni. Certo, così a occhio, la via della grazia o del salvacondotto non sembra percorribile, però il presidente, se interpellato da professore, può dare buoni consigli. La seconda parte sarà dedicata alla crisi.

Tra oggi e domani Mattarella cercherà la chiave giusta per rivolgersi agli italiani: ci sono piccoli segnali di miglioramento, cerchiamo tutti insieme di sfruttarli.

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