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Mattarella sui migranti: "Ingressi regolari, non muri. La Carta nasce contro l'odio"

La ricerca di un terreno comune per superare l'eterno conflitto ideologico che da sempre caratterizza la dialettica politica in Italia

Mattarella sui migranti: "Ingressi regolari, non muri. La Carta nasce contro l'odio"

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La ricerca di un terreno comune per superare l'eterno conflitto ideologico che da sempre caratterizza la dialettica politica in Italia. La richiesta di un impegno «concreto e costante» dell'Unione Europea per controllare e gestire i flussi migratori. Il richiamo ai ragazzi del Meeting a seguire sempre la bussola della Costituzione, «nata per superare, per espellere l'odio, come misura dei rapporti umani».

Nella giornata conclusiva del 44° meeting di Comunione e Liberazione alla Fiera di Rimini, il protagonista indiscusso è il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Da giorni gli organizzatori erano al lavoro per oliare la macchina in vista del ritorno, dopo sette anni, del Capo dello Stato. Se l'accoglienza è entusiasta, il discorso è segnato da alcuni passaggi di forte intensità emotiva. «I fenomeni migratori vanno affrontati per quel che sono: movimenti globali, che non vengono cancellati da muri o barriere. Nello studio dell'appartamento dove vivo, al Quirinale, ho collocato un disegno, che raffigura un ragazzino di quattordici anni, annegato nel Mediterraneo. Recuperato il suo corpo, si è visto che, nella fodera della giacca, aveva cucita la sua pagella: come fosse il suo passaporto; la dimostrazione, che voleva venire in Europa per studiare. Questo disegno mi rammenta che, dietro numeri e percentuali delle migrazioni, vi sono persone, con la loro storia, i loro progetti, i loro sogni, il loro futuro tante volte cancellato». Mattarella riflette a voce alta sulle politiche migratorie, richiamando Bruxelles e l'Europa ai propri doveri: «Occorre percorrere strade diverse. Se non se ne avverte il senso di fraternità umana, per una miglior sicurezza» suggerisce il capo dello Stato. «Occorre un impegno, finalmente concreto e costante, dell'Unione europea» e «un sostegno ai Paesi di origine dei flussi migratori. È necessario rendersi conto che soltanto ingressi regolari, sostenibili, ma in numero adeguatamente ampio, sono lo strumento per stroncare il crudele, traffico di esseri umani».

Sergio Mattarella rivolge poi la sua attenzione verso i cittadini dell'Emilia Romagna, colpiti dall'alluvione: «Non vanno lasciati soli. La ripartenza delle comunità è una priorità, non soltanto per chi vive qui, ma per l'intera Italia». Gli applausi risuonano con forza, così come quando Mattarella parla della necessità di perseguire «una pace giusta in Ucraina». «L'Europa, che conosciamo, è nata da un reciproco impegno di pace. Su quella pace, è cresciuta la cultura, la civiltà degli europei. Non ci stancheremo di lavorare per fermare la guerra. È contro lo strumento della guerra, che siamo impegnati, nell'impedire una deriva di aggressioni del più forte contro il più debole. Per costruire, una pace giusta». Il capo dello Stato, poi, partendo dalla definizione di amicizia che «per definizione è contrapposizione alla violenza» sottolinea come non manchino mai «i pretesti per alimentare i contrasti, ma serve comprensione e responsabilità del proprio ruolo». «Siano la invocazione di contrapposizioni ideologiche; di caratteri etnici; di ingannevoli, lotte di classe; o la pretesa di resuscitare anacronistici nazionalismi. L'individuo sente di avere opportunità e respiro, mai raggiunti prima. È giusto cogliere in questo processo il segno positivo: in termini di comprensione del proprio ruolo, della propria responsabilità, dei propri diritti. Ma occorre, anche, saperne leggere i rischi di aspetti critici, di distorsioni».

La visita di Sergio Mattarella non si conclude a Rimini. Il massimo inquilino del Colle si sposta, infatti, ad Argenta, in provincia di Ferrara, dove depone una corona sulla tomba di Don Minzoni nel centesimo anniversario dell'assassinio del sacerdote da parte di una squadraccia fascista. Qui Mattarella osserva un minuto di silenzio e ascolta un gruppo di ragazzi che al suo passaggio canta festosamente l'Inno di Mameli.

Per tutti una stretta di mano e un saluto, prima del ritorno verso il Quirinale.

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