Se qualcuno dubita che Matteo Salvini voglia essere anche il sovrano della Lombardia basta guardarlo nelle foto di sabato e domenica scorsi al Pirellone, la sede del consiglio regionale occupata insieme con i suoi nuovi compagni di strada grillini, tra le inutili lamentele degli alleati che gridano all'esproprio. L'egemonia si nutre di simboli e l'elegante grattacielo di Gio Ponti si presta bene allo scopo di chi non si accontenta più soltanto di felpe, ruspe e giubbotti griffati Pivert.
Poi, come spesso accade quando si parla di potere maschile, c'è di mezzo una donna. E anche se lui è Matteo Salvini, lei non è la felina Elisa Isoardi. In Lombardia, categoria dello spirito di cui qui si parla, la donna ha occhi da cerbiatta e sguardo da mamma dell'amata figlia dell'amato Matteo, si chiama Giulia Martinelli, è nata nel 1979 ed è un punto di snodo del potere lombardo di Salvini, infine libero di esprimersi senza che Roberto Maroni gli faccia da freno: era stato l'ex presidente della Regione a confinare Martinelli alla Salute, come dirigente di Cristina Cantù, salviniana di cui adesso si parla come di una possibile esponente del governo Lega- M5Stelle.
Grande amore di Salvini la Giulia, nato, cresciuto e tormentato in Lega. Anche se lei è stata soppiantata sulle copertine delle riviste e nelle vacanze paparazzate, mantiene saldo il ruolo nella stanza dei bottoni. Anzi, è salita di grado: è capo segreteria della giunta del presidente regionale Attilio Fontana. Vuol dire che da lei passano i dossier delicati, a partire dalle nomine. Così ha in mano la figlia di Salvini, l'agenda di Fontana e l'iter delle questioni di una certa importanza, che vengono da lei istruite.
«Ha un bel caratterino, anche se è molto riservata» dicono della signora. A suo onore si deve aggiungere che non ha (ancora) un soprannome e che dagli staff con cui tratta sono arrivati complimenti. La prova del nove però arriverà a breve, in occasione della giunta straordinaria di dopodomani o al massimo di lunedì prossimo per scegliere gli uomini ai vertici delle direzioni generali, che saranno rinnovati nel giro di una settimana.
Ma non di sola Martinelli si alimenta il potere lombardo di Salvini. Il cambio di rotta si è visto al momento di comporre la giunta, quando è stato chiaro che il giovane leader non voleva fare prigionieri. Voci critiche e dissenzienti come l'ex presidente della Regione, Roberto Maroni, e l'ex assessore all'Agricoltura, Gianni Fava, sono state escluse. La Lega al momento parla con la voce unica di Salvini. «Fai prima a dire gli uomini che non sono suoi. C'è ancora una certa autonomia di Paolo Grimoldi e della Lega Nord, c'è Max Bastoni e lo storico Mario Borghezio, ormai quelli che erano di Maroni vanno a esaurirsi, anche se resta qualcuno che rimane nelle partecipate che vanno a scadenza» dice un esperto di cose di palazzo dietro promessa di anonimato. Anche questo dice dell'era Salvini: parecchi vogliono parlarne, altrettanti non vogliono che si parli di loro.
Un altro caso che sta facendo scuola è la vicenda Giuseppe Bonomi. Da sempre uomo forte della Lega, Bonomi è amministratore delegato di Arexpo, potabile per il governo. Già al primo incontro dei neoeletti parlamentari della Lega a Milano, aduso ai riti della politica, era al Palazzo delle Stelline, ricco di storia e simboli, per mettersi a servizio. E il segretario l'ha accontentato, nonostante polemiche e incompatibilità procedurali, affiancandolo come secondo gallo nel pollaio delle Ferrovie Nord Milano, dove c'era già il leghista Andrea Gibelli. Fontana sacrificherà anche l'ad di Trenord Cinzia Farisè, scelta da Maroni, per Andrea Mentasti, molto legato a Salvini. Scelte che parlano.
«Salvini? Non lo citano mai ma aleggia, si sente la sua presenza» dice un assessore. «Bilancio, cioè Davide Caparini, Casa, cioè Stefano Bolognini, Agricoltura, cioè Fabio Rolfi. Dove non hanno gli assessorati, i leghisti hanno le commissioni. Anche il capogruppo della Lega in consiglio regionale, Roberto Anelli, è un uomo fidato di Salvini». La Sanità è in mano a Giulio Gallera, Forza Italia, ma l'uomo di Salvini, Emanuele Monti, è presidente della commissione Sanità. Vicepresidente del consiglio regionale è Fabrizio Cecchetti, salviniano.
Vicenda emblematica quella di Silvia Scurati, storica segretaria di Davide Boni. Il Boni ha tentato una sorta di opposizione, anche con una seguita presenza Facebook. L'esito è stato sorprendente: la rossa Scurati, convertita al verbo salviniano, è diventata consigliere regionale e vicesindaco di Corsico e ora va in giro con codazzo. Boni è scomparso dai tracciati del partito.
L'elenco è non esaustivo, ma tra i parlamentari Salvini può contare sul bergamasco Daniele Belotti, l'ex assessore lombarda alla Sicurezza Simona Bordonali, deputato, la senatrice Cristina Cantù, Yari Colla, deputato della zona di Sesto Cinisello, il deputato Andrea Crippa, segretario dei giovani leghisti, il parlamentare e storico militante milanese Igor Iezzi, i pavesi Raffaele Volpi e Angela Appiani, Dario Galli, presidente della provincia di Varese, il bresciano Fabio Rolfi, il capogruppo di Palazzo Marino, Alessandro Morelli. La sua longa manus si estende ai confini patri con Massimo Sertori, ex presidente della provincia di Sondrio. Causa bandwagon, la lista è in inarrestabile aggiornamento. Solo Roberto Calderoli ha una storia a parte.
Un caso a sé è Gianmarco Senna, nato a Milano nel 1970, titolare di
ristoranti in cui Salvini ama nutrirsi con amici più o meno cari. Improvvisa è iniziata a correre la voce che fosse il capolista della Lega alle regionali. Era vero. Come altre cose sorprendenti. Risultati elettorali inclusi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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