Qatargate

Mazzette Ue-Qatar. Lo strano pass con cui Panzeri aggirava le norme di Bruxelles

Un lasciapassare a vita, un tesserino che consente la libera circolazione negli uffici e nei corridoi dell'Europarlamento anche dopo la fine del mandato di deputato

Mazzette Ue-Qatar. Lo strano pass con cui Panzeri aggirava le norme di Bruxelles

Un lasciapassare a vita, un tesserino che consente la libera circolazione negli uffici e nei corridoi dell'Europarlamento anche dopo la fine del mandato di deputato. Tra i privilegi che hanno consentito a Antonio Panzeri di muoversi a suo piacimento dopo il 2019 - quando ha cessato la carica - nel cuore della democrazia europea c'è quel badge. Che gli ha permesso di aggirare le norme della Commissione secondo cui tutti i contatti devono passare per l'albo chiamato «Registro della trasparenza». Senza iscrizione a quell'albo, non si può fare nulla. L'altra ong investita dall'inchiesta, «No peace without justice», fondata da Emma Bonino, risulta iscritta dal dicembre 2012. Di «Fight Impunity» invece nell'albo non c'è traccia.

Questo non impediva a Panzeri di muoversi agevolmente. La domanda che circola in queste ore a Bruxelles è come sia stato possibile che appena dieci giorni fa, il 2 dicembre, la ong di Panzeri abbia potuto organizzare un seminario a Parigi sulla libertà dei massmedia in collaborazione con l'Eprs, il Servizio di ricerca parlamentare dell'Europarlamento, senza far parte del registro. Al seminario insieme a Panzeri c'erano anche la socialista Marie Arena, il cui assistente è stato perquisito in questi giorni, e l'ex assistente di Panzeri Francesco Giorgi, ora compagno della vicepresidente dell'europarlamento Eva Kaili, anche lei del gruppo Socialisti e democratici, pure lei finita in manette dopo la scoperta a casa sua di sacchi di banconote che il padre si preparava a fare sparire.

Ieri il padre della Kaili è stato liberato, mentre l'arresto della ormai ex vicepresidente è stato confermato. Negli ambienti giudiziari di Bruxelles si è appreso che la Kaili è ora formalmente indagata per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e al riciclaggio, gli stessi reati contestati a Panzeri. E come la Kaili anche l'ex eurodeputato del Pd è destinato per ora a restare in carcere: al termine degli interrogatori il tribunale belga ha confermato il suo arresto, come pure quello di Giorgi e di Niccolò Figà Talamanca, segretario generale della ong di Emma Bonino. È stato invece scarcerato Luca Visentini, ex sindacalista Uil e oggi a capo della Ituc, la più grande organizzazione sindacale internazionale. La Ituc era finita nel mirino dell'inchiesta anche per il suo silenzio sulla violazione dei diritti sindacali in Qatar, uno dei paesi di cui Panzeri oliava la reputazione internazionale.

E l'indagine sulla «banda criminale» che si muoveva nell'Europarlamento a favore del Qatar fa ieri un'altra vittima importante, e anche questa come Panzeri e la Kaili è una figura di spicco dell'eurogruppo dei Socialisti & democratici: è il secondo gruppo per dimensioni, e sta venendo investito in pieno dallo scandalo. Il suo nuovo incriminato è Marc Tarabella, florido socialista belga, che svolge nell'europarlamento un ruolo cruciale per gli interessi di Panzeri, essendo vicepresidente della delegazione per i rapporti con la penisola araba (Qatar compreso). Il suo assistente, fermato venerdì, era in passato l'assistente parlamentare di Panzeri. Tarabella è stato perquisito sabato sera. E ora rispuntano i documenti della spettacolare conversione compiuta dall'eurodeputato belga sul tema dei Mondiali in Qatar: Tarabella contesta aspramente l'assegnazione da parte della Fifa al regime di Doha, poi si addolcisce improvvisamente e inizia a assumere posizioni sempre più favorevoli all'evento. Il 26 ottobre alla rete LN24 definisce «ridicolo e ipocrita» boicottare i mondiali, e in una intervista dice che «il Qatar ha fatto dei progressi sui diritti dei lavoratori».

Anche in questa conversione, ora gli inquirenti vedono la mano di Panzeri e dei soldi degli sceicchi.

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