
"Pecunia non olet", il denaro non puzza. Ed infatti non c'è da scandalizzarsi quando il Qatar investe i suoi miliardi negli alberghi della Costa Smeralda o nei grattacieli finiti sotto la lente dei magistrati di Milano.
La puzza, il lezzo vero, arriva piuttosto dalla Striscia di Gaza. Lì, nelle ultime settimane, fame e malnutrizione hanno ucciso 76 bambini e 10 adulti.
Per questo appare sconcia, quasi ripugnante, la decisione dell'Emirato di ospitare su un mega yacht ormeggiato davanti agli hotel della Costa Smeralda, e ai 2.500 ettari di terreni e pontili sardi controllati dal Qatar Investment Authority, le trattative per la tregua a Gaza e la liberazione degli ostaggi israeliani.
Una trattativa condotta dall'inviato americano Steve Wittkoff, da Ron Dermer, ministro per gli affari strategici del governo Netanyahu e dal premier qatariota Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani.
Quest'ultimo, però, non è solo un imparziale mediatore. In una saga dell'orrore dove la tragedia delle 1300 vittime israeliane e della ventina di ostaggi ancora in vita si mescola a quella di 50mila palestinesi uccisi e di migliaia di bimbi ridotti a scheletrini affamati il Qatar e la sua dinastia di potere non sono dei protagonisti neutrali.
Senza i 30 milioni di dollari mensili trasferiti da Doha a Gaza dall'inizio del 2018 al settembre 2023 Hamas non sarebbe mai riuscita a mettere a segno i massacri del 7 ottobre. In teoria i 1800 milioni di dollari sborsati dell'Emirato non servivano a uccidere, ma a garantire condizioni di vita migliore agli abitanti di Gaza.
Nella realtà, però, ogni mese quattro di quei milioni venivano usati per costruire tunnel sotterranei e comprare nuovi armamenti. Difficile dunque assolvere l'Emirato dal ruolo di finanziatore occulto dei massacri del 7 ottobre. Difficile dissociarlo dall' oscena fiera dell'atrocità che ha aperto il conflitto. Un conflitto arrivato oggi al 658mo giorno e in cui nessuno può più dire di aver le mani pulite.
Non certo un Benjamin Netanyahu pronto, pur di dribblare processi e commissioni d'inchiesta, a trasformare lo scontro con Hamas in una guerra senza fine che risparmia lui, ma mette a rischio la futura immagine d'Israele e la reputazione dei suoi soldati. In tutto ciò neanche gli americani hanno molto di cui andar fieri. Dal 7 ottobre 2023 a fine settembre 2024 hanno versato ad Israele 17,9 miliardi di dollari in aiuti militari.
Una cifra superiore a tutti gli stanziamenti annui disposti da quando nel 1959 il Congresso approvò il primo piano di riarmo a favore dell'alleato. Grazie a quella cifra Netanyahu ha potuto finanziare la sua guerra infinita e pagare le bombe da mille chili usate per trasformare la Striscia in una distesa di rovine.
In questo sinistro scontro insomma il cortocircuito di soldi, orrore e morte sembra aver offuscato qualsiasi sensibilità umana.
Anche per questo al premier del Qatar, e ai suoi due interlocutori, spettava l'accortezza di non discutere la sorte degli ostaggi e degli
affamati di Gaza a bordo di uno yacht ormeggiato davanti al panorama incantato della Costa Smeralda. Perché una diplomazia priva di sensibilità e di buon gusto rischiano di diventare una mera e cinica esibizione di potere.