"Il comportamento del governo non è oggetto d'inchiesta". Se qualcuno sperava che l'indagine aperta dalla Procura della Repubblica di Milano sulla scalata del Monte dei Paschi di Siena a Mediobanca si trasformasse in un siluro giudiziario contro il governo Meloni, la delusione arriva direttamente dai vertici della Procura, che ieri accettano di incontrare informalmente la stampa per fare il punto sulla indagine uscita allo scoperto giovedì scorso, con effetti sismici sui mercati finanziari. È l'indagine che vede indagati per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza l'amministratore delegato di Mps, Luigi Lovaglio, insieme all'imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone e a Francesco Milleri, alla guida di Delfin, la holding del gruppo Luxottica. E un passaggio del decreto di perquisizione eseguito giovedì aveva fatto ipotizzare che i pm si accingessero a accendere un faro anche sulle eventuali responsabilità del ministero dell'Economia e delle finanze, retto dal leghista Giancarlo Giorgetti, perchè l'attacco vittorioso di Mps a Mediobanca, con la conquista dell'86% delle azioni, è stato reso possibile dalla cessione dal Tesoro a Caltagirone e Delfin di un pacchetto di azioni di Mps con una procedura definita "anomala" e "opaca". E da più parti si era concluso che la Procura fosse intenzionata a mettere sotto accusa il governo.
Invece no. La spiegazione che, anche per mettere fine ai boatos, le fonti giudiziarie forniscono è semplice: nel mirino dell'inchiesta ci sono Caltagirone, Milleri e Lovaglio. Stop. La procedura - chiamata abb, accelerated bookbuilding - adottata dal Mef ha seguito un percorso non ordinario, ma questo non costituisce reato, e il passaggio del decreto che sembrava inserirla comunque in un progetto illecito non è riferito al governo ma unicamente a carico di Caltagirone e Delfin, perchè si trattava di un tassello di una operazione che potrebbe rivelarsi illecita - la scalata a Mediobanca attraverso un accordo occulto tra i due - che vede il "concorso esterno" di Lovaglio di Mps ma non del governo.
Oltretutto viene fatto notare che dovere del governo nella fase di dismissione delle quote di Montepaschi rimaste in mano pubblica dopo il salvataggio era massimizzare i profitti per le casse pubbliche: e la Abb sotto accusa, avvenuta il 13 novembre 2024, portò a incassi molto più consistenti rispetto alle due tranche precedenti. Il governo fece un affare, insomma. L'anomalia consiste, secondo i pm, nel fatto che Caltagirone e Delfin fossero gli acquirenti designati dall'inizio, ma non trattandosi di una gara pubblica neanche questo è reato. Esiste comunque un problema di correttezza dell'operato del Mef? La correttezza - è la replica - non ci riguarda, può eventualmente interessare la Consob o altri organismi, noi ci occupiamo di reati e qua di reati non ne vediamo. Anche perchè dell'sms attribuito in una intercettazione al ministro Giorgetti la Procura non ha tracce dirette, e anzi tende a dubitare che sia mai esistito.
Sono chiarimenti importanti, quelli che arrivano dagli uffici giudiziari milanesi, anche perché disinnescano sul nascere le tensioni che un attacco giudiziario al governo su una vicenda di rilevanza cruciale avrebbe inevitabilmente creato, specie a ridosso del referendum sulla riforma della giustizia. Il chiarimento offerto dalla Procura non si limita a sottolineare, come sintetizzano le agenzie di stampa, che "il Mef non è oggetto di accertamento, non è una persona fisica e non può commettere reati". Dice anche che il ruolo delle persone fisiche che al Mef lavorano, ministro compreso, non ha assunto profili di rilevanza penale.
L'inchiesta è ancora all'inizio, sottolineano gli inquirenti, e innescherà conseguenze "molto complicate" da parte della Consob o di Bankitalia: ma noi, dicono i pm, di questo siamo solo spettatori. Ci occupiamo solo di accertare le responsabilità penali, il resto non ci riguarda.
Precisazioni dovute, che però difficilmente placheranno l'irritazione che si respira negli ambienti del governo, dove si fa notare che gli obiettivi di giustizia di questa inchiesta, quand'anche si giungesse a valutare una qualche responsabilità da parte degli indagati, sono di gran lunga inferiori al danno che l'iniziativa sta procurando. In particolare, in ambienti del ministero dell'Economia si osserva che l'aver diffuso a Borsa indiscrezioni sull'indagine, potrebbe costituire una fattispecie di turbativa di mercato.
In particolare perchè i titoli delle società oggetto dell'indagine, quotati nei listini ufficiali, hanno subito oscillazioni anomale, sia nel caso di Mps che di Mediobanca, divenuti oggetto di forti vendite non appena si è sparsa la notizia dell'indagine in corso.