Dipendesse dalla Msc Crociere, il caso sarebbe chiuso: la nave Opera (il gigante di 275 metri che due giorni fa si è schiantato in laguna) «è pronta a riprendere il mare». Il «guasto» è stato riparato e il colosso di 65mila tonnellate sogna di salpare con 3mila passeggeri desiderosi anch'essi di mettersi alle spalle la brutta avventura di domenica scorsa. Un sogno, appunto: la realtà è invece che la crociera è stata annullata e Msc rimborserà i passeggeri.
Infatti la nave resta «oggetto di verifiche tecniche» sui principali strumenti di bordo (motorini, timone, scatola nera sono stati posti sotto sequestro); obiettivo dei periti giudiziari: accertare le cause che hanno portato fuori controllo la nave, fino a farla impattare rovinosamente contro il muretto del molo e - circostanza ancor più grave - travolgendo un battello di turisti.
«Il bilancio di pochi feriti è miracoloso, poteva essere una strage», commenta uno dei pm della procura di Venezia che ha aperto un fascicolo per «inosservanza delle norme sulla sicurezza della navigazione». Il comandante della Msc Opera e l'addetto di terra, il «Dpa» (Designated Person Ashore) hanno ricevuto gli avvisi di garanzia e la relativa iscrizione nel registro degli indagati. Come sottolinea Msc, si tratta di un atto dovuto per poter procedere all'espletamento della consulenza tecnica; di certo la modalità con cui la nave è andata a sbattere contro la banchina seminando il panico generale ha dell'incredibile. Le fasi dell'incidente sono state riprese in tempo reale da centinaia di telefonini che poi hanno riversato le immagini sui social. Un «film» che sembra appartenere al genere catastrofista con il mostro di acciaio che prende sempre più velocità e pare puntare direttamente sul piccolo battello turistico: si sentono le urla terrorizzate della gente e gli allarmi lanciati dagli equipaggi.
Ma ormai la nave è impazzita. Non riesce a fermarsi. Le àncore buttate giù di fretta e furia e le operazioni di frenatura dei due rimorchiatori non bastano a bloccarla.
La scena è impietosa e documenta l'impreparazione in una situazione drammatica che si consumando in diretta: ordini confusi, gente che scappa senza indicazioni sicure, un percorso sulla terraferma che invece di garantire la sicurezza complica maledettamente le cose: «Alla fine abbiamo trovato la strada chiusa, e siamo dovuti tornare indietro», il racconto dei passeggeri terrorizzati. «La nave ci veniva addosso, pareva inarrestabile mentre solcava la laguna nel canale della Giudecca - ricorda uno dei 130 turisti presenti sul traghetto River Countess ormeggiato di fianco all'imbarcadero San Basilio -. Continuava ad accelerare, abbiamo pensato di morire schiacciati». Invece è andata «benissimo»: appena cinque feriti non gravi.
Ieri il presidente dell'Autorità di sistema portuale del mare Adriatico Settentrionale è stato convocato d'urgenza a Roma dal Ministro dei Trasporti ed infrastrutture, Toninelli, che ha promesso: «Mai più grandi navi a Venezia»; aggiungendo: «Ma non c'è nessun progetto su Marghera». D'accordo con lui anche il ministro dell'Ambiente, Costa.
Un problema - questo della «Grandi Navi» - che nasce da un avvilente scaricabarile di tipo burocratico-politico tra opposte fazioni, le quali sono riuscite nell'impresa incredibile di trasformare perfino un problema di sicurezza in una questione ideologica.
Il vicepremier, Matteo Salvini, «risolve» a modo suo con una battuta: «C'è questo
problema della nave a Venezia, uno va a leggere e ci sono ipotesi di lavoro, poi ci sono però, ma, forse, dipende... C'è un progetto per le navi: bene, si faccia e subito».Magari senza proclami e con provvedimenti concreti.
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