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"Meglio questa versione di niente. Ma servirebbero regole interne al Csm"

Il giurista nega profili di incostituzionalità: "Va nella direzione giusta, il massimo possibile. Ora ci vogliono i decreti attuativi sui processi"

"Meglio questa versione di niente. Ma servirebbero regole interne al Csm"

Il professor Sabino Cassese avrebbe una «soluzione» per il Csm e per il correntismo.

L'Anm ha criticato la riforma parlando di «scarsa attenzione ai profili costituzionali».

«Mi meraviglia. Pure perché la riforma è stata scritta da un ex presidente della Corte costituzionale. Inoltre nessuno aveva fatto questo tipo di osservazione: tanti studiosi, anche di diritto costituzionale, non hanno eccepito alcunché. Peraltro se la riforma avesse avuto dei problemi sotto il profilo costituzionale sarebbe stata inammissibile come decreto legge».

Tuttavia rispetto al Consiglio superiore della magistratura cambia poco.

«Questa è una riforma che va nella direzione giusta. Fa soltanto una parte del percorso ma è il massimo che si potesse ottenere con questa maggioranza. Dunque, l'approvazione di questa riforma vuol comunque dire che c'è una direzione da prendere. E questa direzione va seguita. La Cartabia è un'indicazione di marcia e contiene tre o quattro tappe. Poi bisognerà fare tutto il resto. Ma far decadere adesso il progetto avrebbe significato fermare per sempre qualunque tentativo di cambiamento del sistema giustizia».

Lei però sul Csm cosa avrebbe fatto?

«(Ride, ndr). Io ce l'avrei una soluzione: non farlo funzionare come una raccolta di correnti. Andrebbero introdotte regole interne che stabiliscono come il Csm debba rispettare quello che c'è scritto nella Costituzione. Il Csm deve fare il suo mestiere e scegliere le persone sulla base del possesso dei requisiti e delle attitudini. Serve un chiaro no all'idea di un Csm come organo di autogoverno: nella Costituzione non c'è scritto questo ma che il Csm è un organo di autonomia e indipendenza. Il Csm non può manifestare opinioni in favore o contro una legge: deve svolgere bene le funzioni che sono elencate nella Costituzione».

Il referendum ha influito?

«Questa riforma ha reso utile il referendum. In sostanza, la riforma Cartaba va nella direzione di quello che noi possiamo capire del risultato del referendum. Perché il 20% in più di Sì rispetto alle domande numero tre, quattro e cinque? Perché quei quesiti riguardavano, anche se in maniera non perfetta, la riforma che è stata approvata alla Camera e che oggi è stata approvata in Senato. Un esempio? La separazione delle carriere. Questa riforma ha limitato il numero dei passaggi. Secondo lei, qual è il numero che si avvicina di più allo zero? L'uno della riforma Cartabia o le quattro volte previste ora?».

Insomma, meglio questo di niente.

«Esatto. Meglio questo di niente. Perché non possiamo rinunciare a un cambiamento. Ci sono sei milioni di cause pendenti. In media servono sette anni e qualche mese per concludere i tre gradi del processo civile. E in media occorrono tre anni e qualche mese per concludere processo penale. Ogni anno, da venti anni, vengono decise mille cause per ingiusta detenzione. La fiducia degli italiani nella magistratura è scesa più di venti punti negli ultimi tempi. Non le sembrano buoni motivi per approvare comunque questa riforma?».

Però - se è soltanto «meglio di niente» - lei afferma che andrà fatto altro.

«Il resto del percorso mi pare abbastanza semplice. Adottare i decreti delegati su processo civile e processo penale. E poi dare attuazione concreta alla norma sulla presunzione d'innocenza, ossia se uno è indagato non può essere considerato colpevole. E che se è uno indagato non può essere oggetto di conferenze stampa attraverso cui viene considerato colpevole.

Un indagato è solo un indagato».

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