Forse per ritagliarsi un suo spazio d'azione seguendo le orme ancor oggi luminose di Lady Diana, o forse per compensare con un gesto nobile le parole assai poco nobili che suo marito ebbe per il Continente Nero. Sta di fatto che Melania Knavs, moglie di Donald Trump e First Lady d'America, ha annunciato il suo imminente viaggio in solitaria con meta l'Africa. Il primo, di fatto, che compirà all'estero da sola dopo l'ingresso alla Casa Bianca se si esclude una puntata di un giorno a Toronto in Canada.
«Sarà il mio primo viaggio in Africa e sono entusiasta di conoscere i problemi che affliggono i bambini del continente, mentre sto anche imparando la sua ricca storia e cultura», scrive Melania in un comunicato stampa che anticipa il viaggio. E se questa prima parte del testo è in stile Diana, il successivo sembra proprio destinato a rattoppare i guai provocati dal suo impetuoso marito quando definì shithole countries (letteralmente e volgarissimamente «cessi di Paesi») i Paesi africani da cui provengono i più indesiderati tra gli immigrati in America: «Siamo una società globale e credo che sia attraverso il dialogo aperto e lo scambio di idee che abbiamo una reale opportunità di imparare gli uni dagli altri».
Non sono ancora stati comunicati i nomi dei Paesi che avranno l'onore di ricevere la visita autunnale della First Lady degli Stati Uniti: verranno resi noti nelle prossime settimane. Lady Diana Spencer, alla cui memoria certamente Melania Trump si ispira, visitò l'Angola per sensibilizzare il mondo sulla tragedia delle mini anti uomo, incontrò in Sud Africa l'iconico presidente della riconciliazione razziale Nelson Mandela ma anche l'assai discusso presidente-autocrate dello Zimbabwe Robert Mugabe, che solo quest'anno - all'età di 94 anni - ha dovuto abbandonare il potere assoluto che si era costruito dopo la fine del dominio britannico.
Ancor più bella ed elegante di Diana, e certamente altrettanto triste per le sue vicende familiari non entusiasmanti, Melania ha dunque le carte in regola per diventare una nuova principessa di cuori. Ma resta il fatto che la famiglia Trump non sembra sfuggire al facile cliché dell'Africa nera continente di disgrazie: per il presidente non è altro che un luogo che evoca pensieri escrementizi, per sua moglie una palestra di lavoro umanitario che lei - sempre citando dal comunicato della Casa Bianca - «non vede l'ora di mettere in evidenza».
Tutto questo mentre la Cina si compra a suon di yuan un Paese africano dopo l'altro e stringe forti legami politici ed economici, avendo invece ben chiari i propri obiettivi strategici.
Perché in Africa non ci sono solo dreamers che puntano a emigrare negli States, ma anche petrolio, metalli rari, porti strategici dove costruire basi militari. Forse il sorriso di Melania riuscirà ad aprire una breccia là dove il marito ha innalzato i soliti muri.
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