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Meloni abbracci la lotta a Teheran

La più convincente delle rassicurazioni di democrazia che Giorgia Meloni presenta al mondo è la chiarezza con cui la leader ha difeso la libertà dell'Ucraina e attaccato l'aggressività russa.

Meloni abbracci la lotta a Teheran

La più convincente delle rassicurazioni di democrazia che Giorgia Meloni presenta al mondo è la chiarezza con cui la leader ha difeso la libertà dell'Ucraina e attaccato l'aggressività russa. Anche dopo il referendum e il discorso che ha aggiunto colonne al tempio antioccidentale e autarchico di Putin, la Meloni non si è tirata indietro. Se questa scelta è fatta in nome della difesa di quell'Occidente che per Putin è sinonimo di colonialismo, imperialismo e satanismo, e la Meloni, donna e leader, invece punta a una politica occidentale, atlantista, democratica, la strada è segnata.

Accanto alla guerra nell'Europa cristiana, ha luogo in queste ore una rivoluzione in Iran, dove quello che Bernard Lewis considerava il maggiore problema dell'Islam, l'oppressione delle donne, fa tremare il regime degli Ayatollah e dei Basiji. La rivoluzione, larga e persino a tratti vincente, potrebbe essere spenta nel sangue come accadde nel 2009 con 1.500 morti; ma dobbiamo fare di tutto perché questo non avvenga. Non lo si è scritto molto, ma l'Ucraina ha tagliato intorno al 20 settembre i rapporti diplomatici con l'Iran perché l'unica arma effettiva di Putin sono droni forniti dal regime iraniano. Lo sono anche quelli che usano gli hezbollah e gli uomini di Hamas in Israele. A proposito, Ismail Haniye, capo di Hamas, ha una sede a Mosca, oltre che a Teheran, ed era di recente in visita da Lavrov. Putin sta creando un nuovo asse di autocrati antioccidentali: al vertice con lui, la Cina, il Nord Corea, l'Iran e in posizione un po' defilata, Erdogan. Il 20 di luglio, in una rara visita all'estero, Putin si è incontrato a Teheran con il presidente Ibrahim Raisi e con Erdogan. Le foto mostrano un rapporto molto caloroso; e più ancora lo sono gli accordi, fra cui un patto di 40 miliardi di dollari fra la Compagnia Iraniana del Petrolio e Gazprom. Inoltre le brame di Putin comprendono progetti militari e terroristici e accordi egemonici definitivi per la Siria, il Libano, lo Yemen. Le forze che lo affiancano, come l'Iran, sono fra i promotori internazionali di violenza. All'Onu i veti dei suoi alleati bloccano le risoluzioni contrarie a Putin.

Lo scontro nelle piazze iraniane a seguito della morte di Mahsa Amini, ormai esteso a tutte le province, è una occasione molto importante per una donna al potere di lanciare la sua potente offa a una battaglia sacrosanta e di larga gittata, perché chiude le porte all'ingerenza nella vita privata, nelle comunicazioni e nelle opinioni, si oppone alla condanna a morte dei gay e delle adultere. C'è un fronte che è antioccidentale e antiatlantico, che vuol vivere nel passato, quello atlantico appartiene all'oggi.

L'Iran è un'ottima occasione per varare un atlantismo attivo.

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