Meloni: basta con l'ambiguità. "Serve un patto anti inciuci"

Fdi a Lega e azzurri: «Insieme in questa metà campo» L'affondo su Conte: «Maggiordomo di Parigi e Berlino»

Meloni: basta con l'ambiguità. "Serve un patto anti inciuci"

La pioggia battente concede una tregua a ridosso del momento più atteso della festa di Fratelli d'Italia. Giorgia Meloni sale sul palco per la chiusura di Atreju e l'Isola Tiberina si riempie di simpatizzanti, con il tendone pieno all'interno e all'esterno dove un maxischermo consente di assistere al discorso.

La numero uno del partito erede della destra italiana sa che il momento è importante, dopo anni in cui le percentuali di Fdi sono rimaste inchiodate attorno al 3-4%, ora l'attenzione è aumentata e complici errori o difficoltà degli alleati i sondaggi indicano consensi in aumento. Il leit motiv comunicativo è la fedeltà al proprio elettorato e la coerenza nell'essere sempre rimasti ancorati al centrodestra. Una tesi sviluppata ricorrendo al Patto del Nazareno tra Pd e Forza Italia, durato circa un anno tra il gennaio 2014 e il febbraio 2015, e a un'altra liaison politica, quella tra Lega e Cinquestelle che ha avuto più o meno la stessa durata. Precedenti e scappatelle che motivano la richiesta di una sorta di patto anti-inciucio da sottoporre agli alleati di centrodestra.

«Con la chiarezza che ci contraddistingue, oggi diciamo che vogliamo una alleanza diversa, nella quale non ci siano più poligamie o ambiguità. Chi vuol essere nostro alleato metta nero su bianco che non si faranno mai più governi con gente che si è stati eletti per combattere. Chi vuole essere nostro alleato firmi il patto anti inciucio e si impegni a rimanere in questa metà campo». «Mi fa piacere aggiunge la Meloni che la Lega sia tornata all'opposizione, spero che quanto prima Forza Italia chiarisca il suo posizionamento. Noi per il futuro vogliamo un'alleanza diversa senza ambiguità. Ecco perché rinnovo al centrodestra la richiesta di mettere nero su bianco che non si faranno più accordi con governi con chi è stato eletto per combatterci». Oltre al patto anti inciucio per evitare alleanze fuori dalla coalizione, la leader di Fdi propone anche una legge elettorale che includa premio di maggioranza, preferenze e l'elezione diretta del Capo dello Stato.

Giorgia Meloni ripensa non senza soddisfazione ad alcune previsioni non proprio entusiasmanti sulle prospettive elettorali del partito che circolavano quando la Lega ha iniziato a crescere impetuosamente, completando la propria trasformazione da partito regionale in partito nazionale. «Sette mesi fa i soloni dei flussi elettorali ci davano al 2,4 per cento, dicevano che saremmo stati fagocitati e, invece, ora Fdi è il secondo partito di centrodestra e secondo gli ultimi sondaggi siamo oltre l'8 per cento».

Lo sguardo si sposta sul clamoroso passaggio al governo giallorosso. «Questo governo di abusivi non durerà. Conte, che fino a qualche settimana fa era bollato come un burattino, ora è un grande statista, un premier perfetto per un governo che possa piacere a Francia e Germania, quindi, un'obbedienza cieca ai loro diktat. Un perfetto maggiordomo in guanti bianchi, per loro». Fratelli d'Italia, insomma, farà «un'opposizione dura senza sconti» in Parlamento e in piazza. «Ci dicono che siamo sovversivi. Difenderemo sempre Dio Patria e famiglia: fatevene una ragione». Poi rivolgendosi a Renzi: «Chiama il suo partito Italia viva, ma è formato da gente estinta. È campione mondiale di faccia di bronzo».

Giorgia Meloni si congeda dalla platea della 22ma edizione di Atreju lanciando un

grande appuntamento di piazza il prossimo 30 novembre a Roma. Con una postilla: «Nel centenario dell'impresa di Fiume manteniamo lo stesso motto: Ardisco, non ordisco. Con quell'amore continuiamo a gridare viva l'Italia!».

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