Europa

Meloni al debutto in un Consiglio Ue. Scontro su migranti ma sì al price cap

L'Olanda: fermare i flussi secondari. La premier: "Basta approcci predatori, si discuta un piano organico". Fitto: "Giorgia decisiva sull'energia ed è merito suo il via libera alla minimum tax"

Meloni al debutto in un Consiglio Ue. Scontro su migranti ma sì al price cap

Bruxelles. La prima di Giorgia Meloni a un Consiglio europeo si chiude dopo una maratona di oltre dodici ore, buona parte delle quali passate seduta tra il presidente greco Kyriakos Mitsotakis e quello lettone Karins Krisjanis. Una full immersion che per la presidente del Consiglio italiano è il primo vero contatto con il mondo della burocrazia di Bruxelles e la sua lentezza a volte ottocentesca, soprattutto sui dossier più divisivi. Tra questi - ovviamente - la questione migranti, affrontata ieri prima di cena a margine del dossier sul Vicinato meridionale. Un fronte su cui da anni ci si impegna ad aprire un confronto che poi, in verità, stenta sempre decollare. Così è andata anche ieri, quando il premier olandese Mark Rutte - supportato da Belgio e Austria - ha sollevato il problema dei movimenti secondari all'interno dell'Ue. «In Austria ci sono state 100 mila richieste, di cui 75 mila persone non registrate. Per noi si tratta di un problema di sicurezza nazionale», spiega il cancelliere austriaco Karl Nehammer. Una scelta che il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto definisce «abbastanza singolare» perché «il quadro va affrontato nel suo complesso» e non è il caso di fare «polemica». Ed è questo il senso della posizione italiana, con Meloni che considera l'atteggiamento europeo sul punto piuttosto «reticente» e «omissivo». Perché - è il ragionamento della premier italiana - la questione va vista nel suo complesso, a partire dai cosiddetti movimenti primari. «Serve una soluzione strutturale in Europa e va evitato un approccio predatorio al fenomeno migratorio», replica Meloni ai suoi interlocutori.

Si decide così di rinviare il confronto. Se ne parlerà al vertice straordinario dell'Ue che si terrà a febbraio, perché la diplomazia - soprattutto a Bruxelles - ha i suoi tempi. Basti pensare che anche Mario Draghi aveva già fatto mettere per ben due volte nelle conclusioni del Consiglio l'impegno a definire un «piano organico» sui migranti e non se ne è mai fatto nulla.

Qualche piccolo passo avanti, invece, arriva sulla questione del tetto al prezzo del gas. Dibattito anche questo che va avanti da mesi, al punto che nel suo ultimo Consiglio europeo di ottobre pure Draghi non aveva esitato a polemizzare con la Germania. Ieri il Consiglio ha deciso che lunedì i ministri dell'Energia dell'Ue daranno il via libera al price cap. Da definire, però, c'è la quantificazione del tetto, che varia tra i 180 e i 220 euro a megawattora. Non certo un dettaglio, visto che non scendere sotto i 200 euro significherebbe nei fatti approvare un tetto del tutto inutile. Non a caso, dopo aver detto che «Meloni ha avuto un ruolo centrale» sul dossier energetico, Fitto spiega anche che vanno ancora definiti «dettagli tecnici che sono risolutivi».

Un debutto europeo nel quale Meloni è particolarmente soddisfatta per aver dato il suo contributo a sbloccare la global minimum tax sulle multinazionali, convincendo Mateusz Morawiecki (incontrato insieme al ceco Petr Fiala in un trilaterale prima del summit) a ritirare il veto della Polonia. Una misura che per l'Italia potrebbe valere maggiori entrate fino a cinque miliardi. Tanto che da Roma il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ci tiene a far sapere di essere «molto soddisfatto», perché la global minimum tax «permetterà il recupero di base imponibile in Italia» e «la creazione di un mercato più trasparente ed equo per chi opera sul territorio nazionale».

La prima europea della Meloni si chiude a tarda sera, con la premier che si concentra su alcune delle sue battaglie chiave, migranti e caro energia su tutte. E che preferisce limitarsi a qualche battuta a favore di telecamere all'ingresso del Consiglio Ue - il cosiddetto doorstep - ma rinviare la sua prima conferenza stampa a Bruxelles alla prossima volta. Una scelta indipendente dal fatto che il summit si è prolungato fin dopo cena, visto che è stata comunicata agli uffici di Palazzo Europa già in tarda mattinata. Con i funzionari di Bruxelles che non hanno nascosto un certo stupore.

«Ma siete sicuri? Germania, Francia e Italia fanno sempre una conferenza stampa al termine di un Consiglio Ue».

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