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Meloni irritata per lo stipendio di Brunetta. E lui fa subito retromarcia sull'aumento

Il presidente del Cnel: "Non voglio alimentare strumentalizzazioni"

Meloni irritata per lo stipendio di Brunetta. E lui fa subito retromarcia sull'aumento
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Il Cnel aumenta lo stipendio al suo presidente e da Palazzo Chigi filtra irritazione. Giorgia Meloni ritiene "non condivisibile" la mossa che eleva lo stipendio del presidente ed ex ministro Renato Brunetta a 311mila euro. La base giuridica ci sarebbe pure: è la sentenza della Consulta sul tetto degli stipendi della Pubblica amministrazione. Un limite - quello dei 240mila euro - che è stato considerato illegittimo. Poi però c'è l'opportunità, tanto politica quanto istituzionale. Ed è su quella che Palazzo Chigi, per usare un eufemismo, sembra avere più di una perplessità. L'opposizione, com'è ovvio, si esibisce in una batteria di dichiarazioni al vetriolo. La Lega, invece, si prepara alla battaglia parlamentare. "Gli aumenti in piena autonomia degli stipendi al Cnel, a partire dal presidente Renato Brunetta, sono da riconsiderare - fa sapere la parlamentare del Carroccio Tiziana Nisini -. Presenteremo un'interrogazione parlamentare e una norma in finanziaria che vada nella direzione inversa". Qualcuno dai palazzi romani alimenta l'ipotesi di un'immediata marcia indietro da parte del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro. E infatti arriva un comunicato cristallino dell'ex ministro della Pubblica amministrazione: "Provvederò a revocare con effetto immediato la decisione assunta in Ufficio di presidenza, relativa al recepimento". Una polemica che finisce in maniera inesorabile nel nulla, insomma. "Non voglio in alcun modo che dall'applicazione legittima di una giusta sentenza della Corte costituzionale - chiarisce Brunetta - derivino strumentalizzazioni in grado di danneggiare la credibilità dell'istituzione che presiedo e, di riflesso, condizionare negativamente il dibattito politico e l'azione del governo".

Con la minoranza parlamentare che impegna più o meno tutto il pomeriggio a soffermarsi sul caso. L'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, memore anche della sua riforma che avrebbe voluto abolire il Cnel, ha scritto via social: "Meloni dice che non farà mai quello che ho fatto io? È vero: io volevo abolire il Cnel, lei invece lo ha riempito di soldi e ci ha messo alla guida il pensionato d'oro Renato Brunetta".

In prima battuta, il Cnel aveva parlato di un "adeguamento" dovuto alla sentenza della Corte Costituzionale, la 135 del 9 luglio 2025. Un'argomentazione che non aveva convinto l'opposizione e, con ogni evidenza, nemmeno Palazzo Chigi, oltre che corposi pezzi della maggioranza di centrodestra.

E mentre il Pd domanda a gran voce a Brunetta di riferire al più presto in Parlamento, il partito di Elly Schlein e il resto dell'opposizione usano l'argomento "manovra" per provare a colpire ai fianchi l'esecutivo. Ma il Cnel, che con il governo non ha nulla a che fare, ha già ripiegato sull'aumento degli stipendi, subito dopo la notizia dell'irritazione della premier Giorgia Meloni.

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