Meloni al lavoro sulla guerra di dazi. È intesa con la Commissione Ue

Trattative guidate dall'Unione. Bruxelles: "Coordinamento stretto con Roma". La Farnesina: "Una sintonia perfetta"

Meloni al lavoro sulla guerra di dazi. È intesa con la Commissione Ue
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"Le trattative commerciali, come noto, sono guidate dalla Commissione europea, trattandosi di competenza esclusiva dell'Unione". Fonti di Palazzo Chigi rispondono così alle polemiche sollevate dall'opposizione dopo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha rilanciato su Truth il tweet dell'attivista Maga, Lynne Patton, con un video (fake) in cui si sosteneva che Giorgia Meloni intende siglare accordi commerciali con Washington senza passare da Bruxelles. "È stata, invece, avviata da tempo un'interlocuzione bilaterale, che affianca l'azione della Commissione, sul tema dei dazi antidumping prospettati dal Dipartimento del Commercio nei confronti di alcuni produttori italiani di pasta", spiegano le stesse fonti.

Un chiarimento scontato visto che, come ha già ricordato ieri il Giornale, Meloni non ha mai dichiarato l'intenzione di voler negoziare in autonomia sui dazi pur ribadendo più volte che l'Italia farà del suo meglio per tutelare i suoi interessi nazionali e i simboli dell'export italiano, impossibili da sostituire con produzioni interne statunitensi. Tanto che il post di domenica da Trump è stato interpretato da alcuni osservatori come, piuttosto, una disponibilità a raggiungere un compromesso su alcuni prodotti e settori specifici del made in Italy.

La conferma che Italia e Commissione Ue stanno operando in "stretto coordinamento" sul dossier dazi è arrivata ieri anche da un portavoce dell'esecutivo europeo. Meloni lavora al fianco di Ursula von der Leyen, insomma. E con un ruolo di mediazione favorito dalla "special relationship" tra la nostra premier e il presidente americano. Che, ieri, ha ribadito: "L'Europa si è approfittata di noi, ma ora non più".

Intanto, il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ieri ha sottolineato che "con il commissario Sefcovic lavoriamo in perfetta sintonia. Certamente insistiamo con il commissario affinché alcuni prodotti italiani rientrino nel quadro generale del 15%. Mi riferisco soprattutto ai vini, all'acciaio e all'alluminio. Quindi siamo al lavoro, chiaramente parliamo anche con gli statunitensi e vedremo in quale modo si potrà meglio tutelare l'interesse della nostra produzione industriale e agroindustriale", ha concluso Tajani. Mentre il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida, è intervenuto sui dazi imposti alla filiera della pasta: "Abbiamo un dialogo in corso con gli Stati Uniti per cercare di arrivare ancora di più a migliorare quello che è il sistema tariffario di import verso gli Usa, che oggi è al 15 per cento".

Sullo sfondo ci sono i numeri pubblicati dalla congiuntura flash di Confindustria, secondo cui nel medio periodo i nuovi dazi potrebbero ridurre le vendite italiane negli Usa di circa 16,5 miliardi (rispetto a uno scenario senza tariffe), pari al 2,7% dell'export totale.

L'impatto è maggiore per settori centrali del manifatturiero: auto, alimentari e bevande, macchinari, pelli e calzature. Le perdite si amplificano se si considerano gli effetti indiretti lungo le catene di produzione europee, del calo dell'export negli Usa degli altri paesi Ue sulla domanda di input italiani.

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