Roma L'espressione sconsolata di Fabio Rampelli, ospite ieri mattina de La 7 è forse la sintesi perfetta dei sentimenti che albergano nei cuori del gruppo dirigente di Fratelli d'Italia. Se non bastasse, interverrebbero le sue parole a dare la necessaria conferma: «Nessuno ci ha interpellato». Insomma più che il metodo è il merito. L'accordo Cinque Stelle-Lega (già ribattezzato giallo-verde) esclude la terza gamba dell'alleanza di centrodestra. E il leader stesso del partito non ci pensa un attimo a trattenere la sua insofferenza. «Sostenere il governo Lega-Cinque Stelle? - si chiede Giorgia Meloni - Noi a questa domanda rispondiamo pubblicamente perché le manovrine occulte non ci appartengono». E sul suo profilo Facebook mette le mani avanti su come si possa arrivare a una presenza di Fratelli d'Italia nel prossimo esecutivo. «In primo luogo - scrive - la nostra scelta non può prescindere da chi sarà il presidente del Consiglio, perché è evidente che chi guida il governo ne caratterizza l'azione». «In secondo luogo - aggiunge -, condizioniamo qualsiasi nostra scelta successiva a questi tre No e tre Sì, per noi irrinunciabili: No alla patrimoniale e a qualsiasi introduzione di nuove tasse; No allo ius soli; No alla possibilità dell'adozione per coppie dello stesso sesso. Sì alla Flat Tax immediata al 15%. Sì al blocco dell'immigrazione, sì all'aumento del 15% delle risorse per il comparto difesa e sicurezza, sì all'incremento dei militari nei luoghi a rischio. Sì a destinare il 50% di investimenti in nuove infrastrutture al Mezzogiorno. A monte, resta per noi imprescindibile che il governo introduca immediatamente il premio di maggioranza nell'attuale legge elettorale così da permettere senza alibi, in caso di fallimento dell'esecutivo, l'immediato ritorno al voto». Gli altri due, quelli chiamati in causa da questo ultimatum, stanno pensando ad altro. Il problema di Di Maio e Salvini al momento è stabilire la lista dei ministri e un minimo sindacale di programma. Evidentemente i contatti con Fratelli d'Italia non sono stati sufficienti e soprattutto non è chiaro se la conventio ad excludendum riguardi anche la terza gamba della coalizione di centro-destra.
Se le parole della Meloni fanno da sintesi della posizione dei parlamentari di Fratelli d'Italia, alcuni, però, si interrogano se non sia il caso di fare passi ulteriori verso un accordo di governo. In fondo il gruppo parlamentare conta ben 32 deputati e 18 senatori. E soprattutto questi ultimi potrebbero rivelarsi utili, vista la maggioranza molto risicata del bicolore a Palazzo Madama.
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