
Un premier time a suo modo sui generis, con sprazzi di Hallowen e qualche duello incrociato tra Giorgia Meloni e le opposizioni (prima con Giuseppe Conte, poi quello con Elly Schlein). Alla Camera, insomma, il pomeriggio scorre senza troppe sorprese rispetto alle aspettative della vigilia, se non per Riccardo Magi che - coperto da un lenzuolo bianco con due buchi all'altezza degli occhi - scende in picchiata dalla parte alta dell'aula fino ai banchi del governo al grido «tu uccidi la partecipazione popolare». Il segretario di +Europa accusa infatti il governo di non garantire un'adeguata informazione sui cinque referendum al voto l'8 e il 9 giugno. E lo fa con una chiara citazione di Marco Pannella, che il 26 maggio del 1997 si presentò a una tribuna referendaria della Rai travestito da fantasma proprio per protestare contro la scarsa informazione sui quesiti.
Si passa ai duelli. Quello con Conte e quello con Schlein, decisamente il più acceso. La segretaria del Pd accusa infatti Meloni di «smantellare la sanità pubblica italiana» e di aver tagliato i fondi a fronte di un aumento delle spese sanitarie per gli italiani. «Il 10% in più, cioè quattro miliardi di euro» con l'attuale governo, «una vera e propria tassa Meloni». La premier non gradisce, scuote la testa e fa platealmente «no» con il dito. Poi replica. «Difficile confrontarsi con chi per fare propaganda è costretto a mentire», è l'affondo della presidente del Consiglio che accusa le opposizioni di disfattismo («fate macumbe sperando che le cose vadano male per risalire nei sondaggi»). Controreplica di Schlein che alza ulteriormente i toni: «Lei vive in un mondo fantastico dove se le cose funzionano è merito suo, se vanno male è sempre colpa degli altri. Torni in connessione con il mondo reale».
Sempre duro, ma non così accesso, il confronto con Conte. Accuse e controaccuse. Meloni ricorda al leader M5s che fu proprio il suo governo a prendere l'impegno per portare le spese militari al 2% del Pil. «La differenza tra me e voi è che io sono presidente di un partito che all'opposizione aveva il coraggio di scrivere che le spese sulla difesa andavano aumentate. Non ho una linea quando sto al governo e una diametralmente opposta quando sta all'opposizione», attacca la premier. Con Conte che l'accusa di «buttarla in caciara» e avere «reazioni fanciullesche». Poi trova il modo per allargare il botta e risposta sul piano di riarmo europeo anche alla crisi in Medio Oriente. «Siamo qui, nel luogo eletto della democrazia e rivolgo un appello a tutti i colleghi. Condanniamo in silenzio questo sterminio di donne, bambini, giornalisti, tutte le vittime civili di Gaza. Alziamoci in piedi», chiede Conte. Mentre i deputati di M5S, Pd e Avs si alzano, l'ex premier si rivolge direttamente a Meloni: «Lei rimane seduta, vergogna!».
E Gaza è al centro anche dell'interrogazione che presenta Avs chiedendo alla presidente del Consiglio se «condanna o no le azioni di Benjamin Netanyahu». «È pronta a mettere sanzioni contro Israele come fatto con la Russia? È pronta a ritirare il nostro ambasciatore?», chiede Angelo Bonelli. Meloni si tiene in equilibrio, ma ancora una volta critica il primo ministro israeliano. Ammette di averlo sentito più volte in questi mesi e, sottolinea, «spesso sono state conversazioni difficili» e «in cui ho sempre richiamato l'urgenza di trovare una strada per terminare le ostilità e rispettare il diritto internazionale e il diritto internazionale umanitario». Una richiesta, aggiunge, che «rinnovo anche oggi, a fronte di una situazione umanitaria a Gaza che non ho difficoltà a definire sempre più drammatica e ingiustificabile». Il governo, però, non ha intenzione di ritirare l'ambasciatore italiano in Israele. Perché è «possibile aprire la strada a un processo che conduca alla soluzione dei due Stati» e per farlo «occorre partire dal piano di ricostruzione proposto dai Paesi arabi». E per «impegnarsi» in questo senso è necessario «mantenere con tutti un dialogo aperto e franco, se necessario anche critico».
Parole che non soddisfano Bonelli, che controreplica dicendosi «indignato». «Per la sua ipocrisia, perché - dice l'esponente di Avs - per calcolo politico non ha avuto il coraggio di condannare i fatti criminali che stanno accadendo a Gaza».
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