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Meloni a Parco Verde contro l'indifferenza delle serrande chiuse. "Qui lo Stato ha fallito. Ora bonifica radicale"

Nel piccolo agglomerato di case che è Parco Verde non c'è solo emarginazione e degrado sociale

Meloni a Parco Verde contro l'indifferenza delle serrande chiuse. "Qui lo Stato ha fallito. Ora bonifica radicale"

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Meloni a Parco Verde contro l'indifferenza delle serrande chiuse. "Qui lo Stato ha fallito. Ora bonifica radicale"

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Nel piccolo agglomerato di case che è Parco Verde non c'è solo emarginazione e degrado sociale. Persino nel giorno in cui questo dimenticato quartiere di Caivano attende l'arrivo della presidente del Consiglio, infatti, quel che davvero colpisce è l'indifferenza. Tra le strade di quello che doveva essere un simbolo della rinascita post terremoto dell'Irpinia e che è invece diventato una colata di cemento roccaforte della camorra, in pochi sembrano curarsi della visita di Giorgia Meloni. L'ingresso della parrocchia di San Paolo Apostolo dove la premier è accolta da don Maurizio Patriciello e l'entrata della scuola Francesco Morano sono presidiati da un nugolo di giornalisti (quasi duecento gli accreditati effettivi dalla prefettura di Napoli) e da uno stuolo di forze dell'ordine. Ci sono una decina di sparuti contestatori e altrettanti sostenitori che replicano intonando «Giorgia, Giorgia», ma - assicura Vincenzo, canuto pensionato a 540 euro al mese - di abitanti di Parco Verde «se ne vedono davvero pochi». D'altra parte, in questo fortino dello spaccio - una delle piazze più floride di tutta Europa - l'unica vera autorità riconosciuta è quella della camorra. Che presidia il territorio metro dopo metro. «In questi giorni qui è tutto sospeso, ma la norma è una ferrea organizzazione quotidiana. Basta che entri dentro Parco Verde e hai uno scooter che ti segue finché non esci», spiega Eduardo, anche lui pensionato. Insomma, pure chi vorrebbe assistere - magari solo per umana curiosità - a quello che in questo quartiere di Caivano è una sorta di evento epocale, alla fine sceglie di rinunciare. Perché la sola presenza significa schierarsi, con lo Stato e quindi contro la camorra. Un'indifferenza che spesso diventa omertà e che ben si riassume in un'immagine che sulle prime può sembrare di grande normalità, ma che in verità racconta perfettamente l'imperturbabilità e il distacco del popolo di Parco Verde. L'istantanea è quella di Meloni che parla a favore di telecamere nel cortile della scuola Morano dopo che si è conclusa la riunione del Comitato per l'ordine e la sicurezza. La premier va avanti per quasi 18 minuti (ma alla fine non trova il tempo per le domande) e nell'enorme palazzone giallo lì di fronte a solo qualche metro di distanza - e con affaccio esattamente sulla Meloni che parla - la maggior parte delle circa 150 finestre restano chiuse. Si affacciano in due o tre, forse traditi dalla curiosità. Tutti gli altri restano rintanati in casa. E nella buona parte dei casi - a rafforzare la presa di distanza - lo fanno tenendo le persiane rigorosamente chiuse.

È questo il dettaglio che racconta quanto sia ardua la sfida che ha ingaggiato ieri la premier accogliendo l'invito di don Patriciello dopo la terribile violenza di gruppo che alcuni giorni fa ha coinvolto due cuginette di 10 e 12 anni. Meloni si rivolge alle «tante Caivano d'Italia» e spiega di essere venuta a Parco Verde «per riportare la presenza seria, autorevole e costante dello Stato e delle istituzioni», che «in territori come questo non sono stati sufficientemente precisi e, forse, sufficientemente presenti». La premier - accompagnata dai ministri Matteo Piantedosi (Interno), Giuseppe Valditara (Istruzione) e Andrea Abodi (Sport) e dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano - comincia ringraziando don Patriciello, «un uomo straordinario», e assumendosi la responsabilità di quello che definisce «il fallimento dello Stato a Caivano». «Siamo venuti a qui a dire che ci mettiamo la faccia», dice Meloni. Che si impegna in prima persona. «Questo territorio sarà radicalmente bonificato», assicura, perché «non possono esserci zone franche e non intendiamo abbandonare i cittadini nell'illegalità». «Presto - aggiunge - vedrete i frutti» di questa azione, perché «l'obiettivo è che domani Caivano sia un modello», che «da problema» diventi «un esempio». E il passo, oltre agli investimenti sulla scuola, è la ricostruzione del centro sportivo Delphinia, il probabile luogo dello stupro delle due ragazzine ed oggi «una discarica a cielo aperto». «Vogliamo riaprirlo entro la prossima primavera», spiega la premier. Che aggiunge: «Sarà ripulito dal Genio militare, riqualificato da Sport e Salute e gestito dalle Fiamme oro della Polizia di Stato. Dentro ci saranno anche una biblioteca e una sala lettura. Ventidue milioni l'investimento complessivo». Infine il problema della criminalità, la necessità che a Caivano, «si torni a respirare sicurezza». Che, raccontano quelle tante persiane abbassate, è forse il cuore della questione.

«Forze dell'ordine e magistrati saranno meno soli», dice Meloni assicurando un rafforzamento della loro presenza e della loro azione.

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