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Meloni con Piantedosi. "Accuse vergognose, ha agito correttamente". L'arrivo degli ispettori

Ora a sinistra provano a cambiare spartito. Il caso Bari? Prima si dimetta la Santanchè

Meloni con Piantedosi. "Accuse vergognose, ha agito correttamente". L'arrivo degli ispettori

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Ora a sinistra provano a cambiare spartito. Il caso Bari? Prima si dimetta la Santanchè. Che naturalmente non c'entra niente con le vicende del sindaco Decaro e le presunte infiltrazioni mafiose. Ma questo è un dettaglio. Quel che conta è spostare l'attenzione altrove. Lontano dalla giostra impazzita di Bari, fra allusioni, rivelazioni, manifestazioni. È uno scontro all'arma bianca fra destra e sinistra che si rinfacciano qualunque cosa e si irrigidiscono in una gabbia ideologica. Tutto questo nel giorno in cui Giorgia Meloni prende le difese del ministro Piantedosi: «Penso che le accuse rivolte a Piantedosi siano francamente vergognose. L'hanno trattato come un criminale. Penso invece che il ministro abbia agito correttamente. L'accesso ispettivo che è stato disposto dal ministero dell'Interno non è pregiudizialmente finalizzato allo scioglimento: è una verifica che va fatta. Ed è esattamente la stessa misura che sarebbe stata utilizzata nei confronti di qualsiasi altro comune».

Insomma, Meloni non ci sta: «Le accuse di utilizzare politicamente questi strumenti le reinvio al mittente. Noi non abbiamo fatto nessuna forzatura. Avremmo fatto una forzatura se non avessimo disposto un accesso ispettivo».

Ma ormai le polemiche vanno in tutte le direzioni. E il Pd sostituisce al nome di Antonio Decaro quello di Daniela Santanchè, il ministro del turismo appena raggiunto da un avviso di conclusione delle indagini per truffa all'Inps. «È stata una campagna delle destre per distrarre dai problemi veri e confondere le acque - spiegano dal Nazareno all'Agi.- Al contrario di Decaro e Emiliano, la ministra Santanchè è stata indagata per davvero. Sono loro ad avere guai con la giustizia». Poi il Pd si rivolge alla premier: «Pretenda le dimissioni di Santanchè».

Insomma, la storia si ingarbuglia e si sovrappone ad altre vicende. E il dibattito si infiamma sempre di più. «Quello che la destra sta facendo a Bari è indecente - afferma il leader dei Verdi Angelo Bonelli - utilizzare strumenti dello Stato come strumenti di lotta politica. Stanno accusando il sindaco che non è accusato di nulla, che vive sotto scorta e questo è inaccettabile. Quello che conta sono le inchieste dell'autorità giudiziaria».

Più articolato il giudizio di Matteo Renzi: «A Bari grande caos istituzionale fra il Viminale e la città guidata da Antonio Decaro; Decaro è un bravissimo amministratore e una persona perbene. Non posso dire la stessa cosa di Michele Emiliano. Anzi, ritengo Michele Emiliano il simbolo di un modo di fare politica opposto al mio. Sono lieto del fatto che Italia viva non abbia mai sostenuto il governo di Emiliano».

Proprio ieri mattina, intanto, è arrivata in comune la Commissione di accesso chiamata per scoperchiare eventuali infiltrazioni mafiose nella macchina amministrativa. I commissari sono il prefetto in quiescenza Claudio Sammartino, il viceprefetto Antonio Giannelli, il maggiore dello Scico della Guardia di finanza Pio Giuseppe Stola.

«Stamattina - afferma Decaro - abbiamo dato la Nostra piena disponibilità alla Commissione del Viminale che è venuta a presentarsi. Abbiamo le porte del Comune spalancate, non abbiamo niente da nascondere. Anzi, abbiamo fatto una direttiva a tutti i dirigenti delle ripartizioni perché la si mettano a disposizione per le audizioni, per la documentazione, per tutto quello che servirà». E il sindaco rilancia: «Sono pronto a rispondere anche alla Commissione Antimafia». Scintille e galateo.

In ogni caso, ora si entra nel vivo. Speriamo di conoscere al più presto i risultati dell'ispezione.

E di separare così i fatti dalle strumentalizzazioni elettorali.

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