Prendete appunti, segnatevi la data: a cento giorni dal suo insediamento, Giorgia Meloni si sente in forma e ben salda a Palazzo Chigi. «Spread, borsa, economia. L'Italia è più solida e in salute di quanto si voglia far credere. Guardando i dati, questa nazione ha una grande capacità di resistere e di reagire». E chi se ne importa delle beghe interne, del fuoco amico, del vago malessere che filtra nella maggioranza. Anzi, di quei disagi e distinguo la premier non ne parla proprio. E nemmeno il piccolo calo di popolarità segnalato da alcuni sondaggi, dopo l'aumento delle tasse sulla benzina, sembra preoccuparla un granché. «Io non punto a misure spot. Vorrei lavorare sulle soluzioni e il bilancio tirarlo a fine percorso».
Insomma, «sono ottimista». Come tutti i weekend eccola su Facebook per fare il riassunto settimanale. «Gli appunti di Giorgia» stavolta, dopo un periodo di passione, la vedono più distesa mentre presenta i cinque temi sui quali si sta impegnando il governo: patto di assistenza per la terza età, decreto giustizia, progetto stazioni sicure, viaggi in Libia e Algeria sulla scia di Mario Draghi con l'idea di trasformare l'Italia nell'hub energetico europeo, contrasto all'immigrazione irregolare.
Ma l'argomento che le preme, il rospo da sputare, è più generale e riguarda la tenuta del Paese. «Sento parlare di situazione catastrofica. Il contesto è molto difficile, lo sappiamo, viviamo la congiuntura economica peggiore dal dopoguerra». Sta succedendo di tutto: la pandemia, il conflitto in Ucraina, l'aumento dei costi dell'energia e delle materie prime. «Rischiamo una crisi alimentare e un picco dei flussi migratori, ma l'Italia sta meglio di quanto per motivi di opposizione politica si voglia far pensare». Cita qualche numero. «Se volessi misurare la nostra economia come è stata misurata negli ultimi anni, ebbene lo spread e sceso da 236 a 175 punti base. La Borsa ha registrato un più venti per cento, la Banca d'Italia stima che nel secondo semestre 2023 saremo in netta ripresa, che si stabilizzerà nel 2024 e che nel 2025 l'inflazione tornerà a livelli accettabili». Dunque, «la realtà può regalarci ottimismo, fondamentale quando si deve uscire dalle crisi».
Certo, ammette, c'è parecchia strada da fare, imprese e famiglie sono tuttora in sofferenza. Ci vorrà tempo. Parecchio. «Questa è una maratona, non i cento metri. Ho visto governi che avevano la necessità di comunicare ogni giorno progetti diversi, che spesso non erano soluzioni. Io vorrei lavorare sulle soluzioni. Ci siamo impegnati su molte cose in questi cento giorni, tante piccole iniziative necessarie, però non ne parlo finché non saranno definitive. Le risposte strutturali, che non siano spot, richiedono infatti determinazione, fatica e precisione».
Il bilancio quindi soltanto a fine corsa. Nel frattempo la Meloni si concentra sui temi sentiti dal suo elettorato. La sicurezza: «Non è normale aver paura di prendere il treno quando fa buio». L'immigrazione: «Abbiamo stretto un accordo con la Libia per fermare le partenze, non è una materia che si risolve in una settimana. Ora cerchiamo di coinvolgere la Ue».
La giustizia: «Dobbiamo garantire lo Stato di diritto ma pure la certezza della pena». E il caro bollette. Aspettando che scendano per effetto del price cup europeo, il governo ha puntato otto miliardi su Tripoli. «Vogliamo diventare la porta energetica Ue». Più gas-meno barconi. Funzionerà?
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