da Roma
Giorgia Meloni riceverà Volodymyr Zelensky a Palazzo Chigi oggi alle 15, ultima tappa di un tour europeo che ieri ha visto il leader ucraino prima a Londra per una riunione nel formato E3 con l'inglese Keir Starmer, il francese Emmanuel Macron e il tedesco Friedrich Merz e poi a Bruxelles per fare il punto sul piano Usa con i presidenti di Commissione e Consiglio Ue, Ursula von der Leyen e Antonio Costa, e con il segretario generale della Nato Mark Rutte. In mezzo, prima di lasciare il numero 10 di Downing Street, una videocall a cui hanno partecipato altri leader europei, da Giorgia Meloni al finlandese Alexander Stubb, passando per il polacco Donald Tusk e la danese Mette Frederiksen.
Un incontro, quello di oggi, voluto proprio dalla premier che due giorni fa ha invitato Zelensky a Roma per fare il punto del piano di pace proposto dagli americani alla luce degli ultimi colloqui e delle tensioni sempre crescenti tra gli Stati Uniti e un'Europa ancora stordita dallo schiaffone rifilatoci da Washington nell'ormai celebre documento sulla "Strategia di sicurezza nazionale" pubblicato giovedì scorso dalla Casa Bianca e controfirmato da Donald Trump. Insomma, un modo per dare un chiaro segnale di vicinanza all'Ucraina, nonostante i dubbi sollevati in più occasioni dal governo italiano sull'approccio della cosiddetta "coalizione dei volenterosi" e i buoni rapporti tra Meloni e Trump.
Distanze - sia quelle all'interno dei Ventisette che quelle tra Washington e l'Europa - che secondo la premier devono passare in secondo piano in nome dell'interesse superiore del raggiungimento della pace tra Mosca e Kiev.
Così, nel giorno in cui i leader europei riuniti a Downing Street non fanno mistero delle distanze tra Europa e Stati Uniti (Merz si dice "scettico" su molti punti del piano Usa, mentre Macron spiega che "non c'è convergenza con Washington"), nel corso della videcall Meloni "torna a porre l'accento sull'importanza dell'unità di vedute tra partner europei e Stati Uniti". È questa, si legge in una nota di Palazzo Chigi che fa il punto della riunione allargata, l'unica strada "per il raggiungimento di una pace giusta e duratura in Ucraina". Ragione per cui, "ad avviso dei leader riuniti", in questo momento "è fondamentale aumentare il livello di convergenza su temi che toccano gli interessi vitali dell'Ucraina e dei suoi partner europei", a partire dalla "definizione di solide garanzie di sicurezza" fino "all'individuazione di misure condivise a sostegno dell'Ucraina e della sua ricostruzione". Nessun accenno, invece, a quello che è il nodo su cui si stanno incagliando i negoziati: la questione dei territori contesi. A partire dal Donbass, su cui - dice Zelensky a Bloomberg - Stati Uniti, Russia e Ucraina "non hanno una visione unitaria". Mosca, infatti, pretende il ritiro delle forze di Kiev da alcune delle aree ora sotto il suo controllo e Vladimir Putin avrebbe fatto sapere chiaramente che non è possibile alcun accordo senza che l'Ucraina ceda tutto il Donbass.
E, probabilmente, il nodo dei territori sarà uno degli argomenti di conversazione anche del colloquio di oggi a Palazzo Chigi tra Meloni e Zelensky. Con la premier che cercherà di facilitare un punto di caduta che possa tenere insieme le esigenze negoziali legate all'estrema rigidità del Cremlino sul punto e gli interessi dell'Ucraina.
Di contro, Meloni rassicurerà Zelensky sulla proroga nel 2026 del decreto armi per l'Ucraina, un provvedimento che la scorsa settimana è entrato e uscito dall'ordine del giorno del pre-Consiglio dei ministri per le resistenze della Lega. Ma che per la premier non è in discussione e sarà approvato entro il 31 dicembre.