Coronavirus

"Colori diversi all'interno delle Regioni". Conte vuole aprire le province

Nel pomeriggio videoconferenza tra Speranza, governatori e Iss: "Rivedere i criteri, non può decidere un algoritmo". Il premier spinge per i primi allentamenti: si va verso l'apertura delle singole province nelle zone rosse?

"Colori diversi all'interno delle Regioni". Conte vuole aprire le province

Nel pomeriggio potrebbe arrivare una prima svolta. Magari timidi segnali di disgelo che potrebbero ripristinare un clima sereno nel rapporto tra governo e Regioni. Alle ore 16 è prevista una importante riunione in videoconferenza tra i governatori, il ministro della Salute Roberto Speranza e il presidente dell'Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro. I presidenti avranno l'occasione per chiedere formalmente all'esecutivo di rivedere tutti quei parametri che attualmente decidono le misure anti-Coronavirus in ciascun territorio. I timori che giungono dagli enti locali sono unanimi: le scelte generalizzate di un algoritmo possono penalizzare più del dovuto, pertanto servono meno parametri per fotografare meglio le singole situazioni. Il pressing sul premier Giuseppe Conte non si placa e non si esclude che nelle prossime ore possa esserci un cambio di passo, anche se le probabilità sono minime.

"Se non c'è collaborazione in questa fase non si vince la pandemia", è l'avvertimento lanciato da Massimiliano Fedriga. Il governatore del Friuli Venezia Giulia propone "un percorso di chiarezza e di trasparenza" scongiurando un calcolo aritmetico o un'elaborazione informatica "fine a se stessa". Gli fa eco il collega dell'Abruzzo Marco Marsilio, secondo cui l'intero Paese è ormai destinato verso la zona rossa: "Con questo numero di contagi tutti peggioreranno". In merito ai criteri di decisione, il consiglio avanzato ai giallorossi è quello di ascoltare la voce delle Regioni: "Abbiamo proposto tutti insieme al Ministero di concentrarsi su 5 parametri principali e non 21".

Conte, intervenuto alla 37esima assemblea annuale dell'Anci, assicura che il dibattito "è aperto" ma "non ha molto senso" in quanto si tratta di un campo su cui devono esprimersi gli esperti e non l'autorità politica. "Vedremo quali sono le rimostranze dei presidenti delle Regioni e la loro validità. Dire però oggi che sarebbe meglio passare da 21 a 5 a 3...", ha aggiunto.

Verso la riapertura delle province?

Nel frattempo il governo si prepara a prende nuove decisioni: Basilicata, Liguria e Puglia potrebbero finire tra i territori "rossi" insieme ad Alto Adige, Calabria, Lombardia (tornerà arancione?), Piemonte e Valle d'Aosta. Un cambio di colore potrebbe arrivare anche per il Veneto e il Lazio, che da gialle si colorerebbero di arancione. Comunque la prossima settimana sarà cruciale per diverse Regioni: l'Emilia-Romagna, ad esempio, potrebbe tornare tra le gialle. Ma viene ribadito che le circostanze devono essere studiate senza approssimazioni e che bisognerà considerare l'andamento dei prossimi giorni.

Occhio pure alla prossima mossa del presidente del Consiglio, che vorrebbe procedere con la riapertura delle singole province nelle zone "rosse". Fonti di primo piano, scrive Marco Antonellis su Affari italiani, sostengono che "sarebbe bello poter mandare subito dei segnali di miglioramento". Ecco perché Conte avrebbe tra le mani i piani dettagliati e la situazione provincia per provincia: il meccanismo adottato "è già tarato anche su base provinciale, è possibile differenziare le aree in una medesima Regione, così da adottare misure più rigide nelle province più a rischio" ma anche strette più leggere nelle province "meno a rischio, che non meritano penalizzazioni". Tuttavia gli scienziati hanno già espresso forte scetticismo sull'ipotesi di alleggerire le misure solo in alcune province. Il governo intanto

html" data-ga4-click-event-target="internal">inizia a ragionare in vista delle festività natalizie: si aprono gli spiragli per una seminormalità.

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