Merkel chiama. Erdogan: "L'embargo non ci ferma"

Sullo stop alla vendita di armi si va verso una decisione Ue. E Trump: «Pronti a dure sanzioni»

Merkel chiama. Erdogan: "L'embargo non ci ferma"

Bombe che uccidono i giornalisti, attiviste trucidate, migliaia di sfollati e le famiglie dell'Isis che scappano dai campi. La situazione degenera in Siria e in Europa si alzano le voci più autorevoli, quelle di Angela Merkel ed Emmanuel Macron. La cancelliera ha chiesto personalmente al presidente turco Recep Tayyip Erdogan in una telefonata «la conclusione immediata dell'operazione militare. «Malgrado i legittimi interessi di sicurezza della Turchia - dice una portavoce del governo - l'operazione minaccia di spostare gran parte della popolazione, destabilizzare la regione e rafforzare l'Isis». Anche per questo, il governo italiano è al lavoro perché l'opzione della moratoria nella vendita di armi alla Turchia, già annunciata da Francia, Germania, Olanda, Norgevia e Finlandia, sia deliberata in sede europea quanto prima, in vista del Consiglio Affari esteri di oggi e del Consiglio europeo di giovedì e venerdì. Macron chiede anche lui la fine dell'offensiva turca in Siria e denuncia il rischio di una «situazione umanitaria insostenibile» e che l'Isis «riemerga nella regione». Ma Erdogan ha già fatto sapere: «Chi crede che la Turchia arretri di fronte a queste minacce si sta decisamente sbagliando. Non ci fermeranno». Poi annuncia che parlerà a breve con il presidente russo Vladimir Putin.

E dagli Stati Uniti parte un'altra proposta concreta. «Forti sanzioni contro la Turchia», è lo scenario che fa intravedere il presidente statunitense Donald Trump, che fa sapere via Twitter come il Partito repubblicano ma anche «molti esponenti del Congresso di Washington, tra loro alcuni democratici» stiano discutendo di una possibilità «che godrebbe di grande consenso», scrive il capo della Casa Bianca, mentre il segretario alla Difesa Mark Esper annuncia il ritiro dalla Siria di mille soldati Usa.

Nel disastro siriano, Trump tira un sospiro di sollievo con un altro cinguettio, in cui punta il dito contro chi ha trascinato gli Stati Uniti «nelle guerre in Medio Oriente» e rallegrandosi del passo indietro fatto la settimana scorsa, un passo che in realtà ha lasciato via libera all'offensiva della Turchia contro i curdi in Siria. «Molto intelligente non essere coinvolti nel violento scontro lungo il confine turco, tanto per cambiare - scrive Trump in un messaggio a uso interno contro i democratici - Chi sbagliando ci ha portato nelle guerre in Medio Oriente vuole ancora combattere. Non ha idea della cattiva decisione che ha preso». E ancora, nella linea del disimpegno: «I curdi e i turchi combattono da anni. La Turchia considera il Pkk i peggiori terroristi. Altri vorrebbero che combattessimo per questa o quella parte. Lasciate che facciano. Stiamo monitorando la situazione. Guerre senza fine!», si lamenta.

E a proposito delle esecuzioni sommarie in corso nell'area, il segretario alla

Difesa Esper dichiara che «sembrerebbero esserci» crimini di guerra. Questo potrebbe essere un buon motivo per smuovere la comunità internazionale nel tentativo di fermare il disastro provocato dai turchi in una settimana.

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