Merkel sa tutelare la sua nazione Renzi non è capace

Chi ha in mano il pallino nell'Ue se non la cancelliera? Chi viene consultato in caso di problemi, come quello drammatico della Grecia, se non lei?

Merkel sa tutelare la sua nazione Renzi non è capace

All'improvviso, (quasi) tutti danno ragione a Gennaro Sangiuliano e a me, autori del libro Il Quarto Reich, in cui (brutale sintesi) sosteniamo che Angela Merkel è riuscita a realizzare con l'euro cioè che Hitler non era stato capace di fare con le armi: creare un'Europa a predominio germanico. D'altronde, sarebbe difficile, a questo punto, negare l'evidenza. Chi ha in mano il pallino nell'Ue se non la cancelliera? Chi viene consultato in caso di problemi, come quello drammatico della Grecia, se non lei? A chi si rivolgono, se non a lei, i capi di governo e di Stato dei vari Paesi dell'eurozona qualora si tratti di assumere una decisione importante sul piano economico e finanziario? Chi, se non lei, ha dettato le condizioni a Tsipras in occasione del salvataggio di Atene?

Inoltre, non dimentichiamo che ogni negoziato riguardante il presente e il futuro dell'Unione viene condotto dalla Merkel (le cui direttive sono sempre basilari), che peraltro non si confronta con nessuno statista se non, formalmente (e basta), con Hollande. Mario Monti, non appena entrato a Palazzo Chigi, si affrettò a recarsi a Berlino per baciare la pantofola alla Signora di ferro. Lo stesso fece il suo successore, Enrico Letta. Idem Matteo Renzi. Se escludiamo Silvio Berlusconi che si considera - sbagliando o no - il numero uno al mondo, gli altri premier italiani si sono inchinati, in piena soggezione, dinanzi alla Merkel.

Questo significherà qualcosa. Come minimo, che a costei si riconosce una superiore autorevolezza. Ciò non ci sorprende, perché la Germania è la nazione più potente e le spetta di conseguenza, il diritto di dire la prima e l'ultima parola su qualsiasi tema comunitario.

Qualcuno però non è d'accordo e contesta l'egemonia tedesca. Per esempio, noi. Che riteniamo l'Ue una specie di condominio dove tutti abbiano facoltà di esporre e far valere la propria opinione. Ma i fatti ci smentiscono. Quindi dobbiamo adattarci, volenti o nolenti, agli ordini della cancelliera. Non rimane che invidiare il popolo teutonico perché ha una leader in grado di imporsi in ogni circostanza. Personalmente, stimo molto la figlia del pastore tedesco, Angela, abilissima nella tutela degli interessi del proprio Paese. Ci rammarichiamo soltanto del fatto che essi non coincidano con i nostri; pertanto non comprendiamo il motivo per cui i governi italiani non si ribellino e non cerchino nemmeno timidamente di contrastare lo strapotere germanico, se non altro per difendere la poca ricchezza che sono chiamati ad amministrare.

In altri termini, forse più crudi, ci domandiamo chi ce lo faccia fare di inginocchiarci alla Merkel evitando con cura di batterci onde non soccombere ai diktat berlinesi. Continuiamo ad adorare l'euro e a definirlo irreversibile, quando anche un idiota ha riscontrato che la moneta unica è una iattura. Chi l'ha rifiutata, in effetti, sta meglio: per esempio, l'Inghilterra, la Danimarca e la Svezia. Quanto nel 2012 costava 1.000 lire, oggi in Patria costa 1 euro, ovvero il doppio. E dovremmo essere contenti?

Ieri ho letto con attenzione l'articolo di Pierluigi Battista sul Corriere della Sera. Elencava una serie di luoghi comuni anti tedeschi tornati di moda ultimamente. Nel pezzo c'erano molte verità. Ma Battista ha trascurato di ricordare che i luoghi comuni diventano tali perché, sia pure malamente, esprimono ciò che è sotto gli occhi di tutti. Non alterano la realtà: la fotografano. Nella fattispecie, descrivono con efficacia la supremazia tedesca cui ci opponiamo, non perché sia illecita, bensì perché contrasta con lo spirito comunitario che dovrebbe animare l'Europa. La quale o è utile a tutti i Paesi o è dannosa.

La tracotanza della Merkel si spiega col fatto che la Germania è più forte dei suoi partner, ma non si giustifica: l'Unione non è una società per azioni, bensì un consorzio, dove tutti i soci sono uguali e hanno le medesime chance. Se si rigetta questo principio - ed è lecito farlo - conviene un bel divorzio in massa.

Ciascuno si salvi se può e, se non può, amen. La Grecia non ce la fa? Affari suoi. Se spende più di quanto possiede, si arrangi. Le faremo l'elemosina. La Germania è ricca e l'Italia no? Dipende da noi rovesciare il tavolo.

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