Cronaca giudiziaria

Messina Denaro operato: occlusione intestinale. L'avvocato: "Basta 41bis"

Il boss sotto i ferri, non sarebbe in pericolo di vita. Ai pm: "Mi avete preso per la malattia"

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Non mangia, non sta in piedi, è sotto i ferri. La vita di Matteo Messina Denaro è appesa a un filo. Il boss di Castelvetrano recluso al 41bis al carcere dell'Aquila dal 16 gennaio scorso, con un tumore al colon e sotto chemio, ieri mattina è stato trasferito d'urgenza all'ospedale San Salvatore del capoluogo abruzzese per essere operato a causa di un'improvvisa occlusione intestinale, pare un problema di canalizzazione.

Secondo fonti mediche non dovrebbe essere in pericolo di vita, ma sull'incompatibilità con il carcere duro del boss che continua a dichiararsi estraneo alle accuse («Sono un uomo d'onore, non un mafioso. Cosa nostra la conosco dai giornali») è già scontro. Anche perché, secondo indiscrezioni, già al momento dell'arresto gli sarebbero stati diagnosticati sei, otto mesi di vita al massimo. I legali Alessandro Cerella e Lorenza Guttadauro invocano la sospensione della detenzione: «Le condizioni del mio assistito sono incompatibili col 41bis e col carcere, deve ricevere una migliore assistenza sanitaria in ospedale. Non mangia, assume un po' di acqua e integratori ed è molto dimagrito, ha un tumore al quarto stadio, non riesce neanche a reggersi in piedi».

Nei prossimi giorni al Tribunale della Libertà dell'Aquila potrebbe essere presentata un'istanza per ottenere la sospensione della detenzione carceraria. «Sarà compito della magistratura di Sorveglianza verificarlo - replica ai microfoni di SkyTg24 il viceministro della Giustizia e senatore di Forza Italia Francesco Paolo Sisto - serve una valutazione espressamente tecnica». «Ma anche il parere del medico dell'istituto di pena e dell'oncologo che lo segue», sottolinea all'Adnkronos l'ex ex ministro della Sanità Francesco De Lorenzo, da tempo impegnato con la Favo nella difesa dei diritti dei pazienti oncologici. L'ultima Tac fatta in ospedale domenica scorsa confermerebbe che il mafioso non sarebbe in pericolo di vita. «Il nostro staff medico cercherà di sanare ciò che si può curare. Non servono al momento né trasferimenti né cambi di cure. Vedremo se il quadro clinico migliorerà», fanno sapere i sanitari dell'ospedale dell'Aquila, all'avanguardia per le cure tumorali. Anche per questo motivo si è scelto di ricoverare in Abruzzo il boss trapanese, che ai pm avrebbe ammesso di aver modificato la gestione della sua latitanza proprio per motivi di salute. «Non voglio fare il superuomo e nemmeno l'arrogante, voi mi avete preso per la mia malattia. Non potevo stare più fuori, mi sono messo a fare una vita da albero piantato in mezzo alla foresta e sono ritornato qua... », avrebbe detto ai pm nell'interrogatorio del 13 febbraio scorso, rivelato dalle agenzie di stampa, citando il proverbio ebraico Se vuoi nascondere un albero, piantalo in una foresta. Frasi che rischiano di riaccendere le polemiche sul suo arresto, che una parte della sinistra ritiene essere stato «concordato» con gli agenti dei Ros che l'hanno scovato nonostante i suoi accorgimenti, una vita normale per passare inosservato: «In pochi sapevano chi ero davvero - ammette ai pm - Come Francesco giocavo a poker, mangiavo al ristorante... Se doveste arrestare tutti quelli che hanno avuto a che fare con me, siamo a 2-3mila persone».

Davanti al procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e all'aggiunto Paolo Guido il capomafia si è detto estraneo alla morte del piccolo Giuseppe Di Matteo («Stragi e omicidi? Non sono un santo e non mi pentirò mai, ma non l'ho sciolto io nell'acido»), ha bacchettato il concorso esterno («un reato farlocco») e si è scusato per lo sfogo contro Giovanni Falcone: «Ma se bloccate le strade per commemorarlo, vi fate odiare».

Eccolo, l'ultimo oltraggioso epitaffio del boss coi giorni contati.

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