«Avi quindici iorna ca mi lavu comu a iatta» (È da 15 giorni che mi lavo come una gatta). Le parole urlate da una nonnina di Messina, disperata perché da oltre due settimane la città è senza una goccia d'acqua, rendono bene l'enorme disagio e l'esasperazione della gente di Messina.
Le continue frane che si sono abbattute nell'area di Calatabiano, in provincia di Catania, in cui insiste la condotta idrica che approvvigiona Messina, hanno innescato un meccanismo di illusioni e speranze in tutti. Perché una settimana fa il danno provocato da un'altra frana alla condotta idrica era stato riparato. Ma non si è fatto in tempo a gioire per la riparazione, che una nuova ondata di terra fangosa ha innescato il nuovo guaio.
E la terra non si ferma. Quell'area è a forte rischio idrogeologico e se non si provvederà con interventi per prevenire il dissesto, le riparazioni mirate ai singoli guasti non potranno che essere labili, così come ha dimostrato quanto è accaduto. Servono almeno 2 milioni per il consolidamento della collina. Ma da dove prenderli? Le previsioni non sono rosee. Si continua a lavorare sodo per riportare la situazione alla normalità, ma potrebbero passare anche tre settimane, durante le quali i cittadini dovranno stringere ancora i denti. Perché, nonostante la realizzazione di un bypass tra l'acquedotto di Fiumefreddo e quello dell'Alcantara, in certe aree del messinese l'acqua continua a non arrivare. E i tecnici stanno pensando a un altro by-pass sempre nella condotta di Fiumefreddo, da innestare dopo la frana di Calatabiano. Intanto c'è chi si lava a mare, chi attinge acqua salata almeno per i servizi igienici, chi acquista la minerale per l'utilizzo giornaliero e non mancano le speculazioni, con la vendita di acqua non potabile a prezzo d'oro. E tutti non ne possono proprio più di mettersi in coda dinanzi alle autobotti per riempire bidoni e bottiglie. Ieri la città era divisa in due: le zone alte sono rimaste a secco, quelle in pianura hanno potuto aprire i rubinetti, anche se il flusso idrico è meno potente rispetto a prima. L'approvvigionamento viene dalla condotta dell'Alcantara, grazie al bypass, e l'acqua ha un costo di 70 centesimi al metro cubo rispetto ai 10 che i messinesi pagavano prima dell'emergenza. Un territorio che resta assetato, malgrado la presenza delle autobotti e di una nave cisterna per rifornire i serbatoi comunali. Si pensa innanzitutto ad approvvigionare gli obiettivi sensibili, come gli ospedali, le cliniche, le scuole. I disagiati sono tanti, a cominciare dagli anziani, in parecchi raggiunti fino a casa dai volontari, e in questa vicenda a soffrire è anche chi non ha voce per gridare la propria sete, come i cani nei canili. Messina non è la sola in difficoltà. Anche i comuni dell'Agrigentino sono in crisi per l'interruzione dell'erogazione idrica in quanto l'acqua presenta valori batteriologi non conformi ai parametri previsti dalla legge. Girgenti Acque, che gestisce il servizio idrico, ha sospeso l'erogazione in via cautelativa in attesa di nuove analisi. Nei grossi centri l'acqua è fornita con turni che possono variare dai due a cinque giorni. Da Gela, anch'essa a secco, ci si appella allo showman Rosario Fiorello, che su twitter ha scatenato il caso Messina.
E lui: «È
assurdo che ci si appelli a un personaggio dello spettacolo. Il Rosario giusto sarebbe Crocetta», che oltre a essere il presidente della Regione siciliana ai tempi è stato anche sindaco di Gela. E chiude con «#ilSudfrana».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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