Metamorfosi di Cacciari. L'eterno "Signornò" adesso dice Sì al premier

Il filosofo, dopo aver insultato mezzo Pd, promuove la riforma: "Una svolta"

Metamorfosi di Cacciari. L'eterno "Signornò" adesso dice Sì al premier

Il professor No, stavolta dice Sì. Certo, l'approvazione è condizionata ad un rigurgito di disprezzo, l'umore più classico del professor Cacciari. Ma ecco, malgrado sia «una riforma modesta e maldestra», «un brutto topolino partorito dalla montagna», un testo pieno di trovate «balzane», insomma una mezza schifezza, la modifica renziana alla Costituzione resta comunque «una svolta» attesa da decenni, e perciò il filosofo della Laguna, tra uno sbuffo e l'altro e la dovuta commiserazione per l'incapacità altrui, voterà sì al referendum, fosse solo «per uno spirito di responsabilità nei confronti del sistema».

Resta da capire se l'avallo di Cacciari al fronte del Sì sia un segno incoraggiante per il renzismo, o piuttosto di sciagura viste le precedenti performance dell'ex sindaco di Venezia. Come quando invitò, con un'accorata lettera pubblica, Mario Monti a scendere in campo («La prego, si candidi. Solo lei può sconfiggere l'astensionismo e attrarre gli incerti»), consiglio poi seguito da Monti con esiti disastrosi. O quando vide in Luca Cordero di Montezemolo il leader del futuro centrosinistra («Gli imprenditori come lui devono scendere in campo. Perché Fini, Casini e Rutelli non bastano») annunciando l'imminente partito politico di Montezemolo, progetto poi rimasto per sempre avvolto in qualche sciarpa di seta dell'allora presidente della Ferrari. Prima ancora si era illuso con Occhetto, poi aveva puntato su Prodi (finita male: «Prodi e gli altri devono innanzitutto vergognarsi» spiegò più avanti), quindi col partito dei sindaci mai nato, poi con la Margherita di Rutelli (finita malissimo), poi con Veltroni («non ce l'ha fatta per limiti personali e incapacità organizzativa»). E Bersani? «Un pazzo». Tutti lì a tradire le sue aspettative, inadeguati a seguire le profondità del pensiero di Cacciari, che ha confessato il proprio difetto: essere troppo in anticipo sui tempi («Nessuno mi ha mai filato, anche se ho avuto sempre ragione. In politica bisogna essere a tempo e non in anticipo, a 65 anni ho capito che non sono capace di fare politica»).

Adesso però una nuova speranza, il pensiero negativo volge al positivo, al Sì referendario. Persino l'irascibile Cacciari, eternamente in dissenso con tutto, folgorato sulla via di Rignano? Non si direbbe, per quanto su Renzi il filosofo veneziano abbia finora risparmiato le sue proverbiali sfuriate. Indirizzate, invece, a tutto «il corteo senza cultura e competenza» che attornia il premier. Cacciari li ha insultati praticamente tutti. Orfini? «Totalmente incapace, lo caccino, lo mettano a fare il capo sezione a Orbetello». Col ministro Madia ha litigato in tv, rimproverandogli di ripetere «colossali puttanate». Sul ministro Poletti: «È trogloditico, sarebbe il caso ci fossero ministri che si intendono della materia e che non parlino a vanvera su ciò che non sanno». Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni? «Persona posata, ma non ha la minima esperienza di politica estera». E poi il ministro Alfano, «totalmente incapace sulla questione dell'immigrazione».

Ma anche alla Boschi tocca la reprimenda del professore: «Siamo arrivati alla Boschi che si intesta la riforma costituzionale! Una ridicolaggine! - si infiamma l'ex sindaco - Renzi ha dato alla Boschi, poco più che trentenne, il compito di riformare la Costituzione. Non aggiungo altro, sarò misericordioso». Proprio la riforma che, pur schifandola, Cacciari voterà con un filo di rinnovata speranza. Fino al prossimo insulto per quegli inetti che ogni volta gliela tradiscono.

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