Sente l'odore del sangue, il più tranquillo dei grillini. E azzanna alla giugulare Matteo Renzi con una querela di una decina di pagine sui presunti appalti facili finiti all'imprenditore Massimo Pessina dopo l'acquisto e il salvataggio del quotidiano L'Unità. I reati individuati da Luigi Di Maio nell'esposto sono istigazione alla corruzione, corruzione internazionale, induzione indebita, turbativa della libertà degli incanti e traffico di influenze illecite. Roba da una decina di anni di carcere.
Se ne occuperà la Procura di Napoli che su Renzi (Tiziano) aveva già iniziato a indagare nell'ambito dell'inchiesta che vede coinvolto anche l'immobiliarista Alfredo Romeo, poi trasferitasi con tanto di mistero per le intercettazioni manomesse dai carabinieri per competenza territoriale nella Capitale. Analoga segnalazione è stata inviata anche all'Anac di Raffaele Cantone per la verifica della correttezza delle modalità di affidamento delle commesse pubbliche al Gruppo Pessina.
La storia, di cui si sono occupati anche i quotidiani nelle scorse settimane e, in particolare, la trasmissione Report, è una spina nel fianco dei dem tant'è che l'ex premier ha più volte bollato come fake news queste ricostruzioni. «Credo che il Pd abbia già querelato - ha detto l'ultima volta che è stato costretto a commentare - Siamo alla follia. Queste cose meritano solo la firma di una querela».
La querela, per ora, l'ha fatta il vicepresidente della Camera affidandola al suo legale di fiducia, il penalista napoletano Maurizio Lojacono. La procedura prevede che l'esposto venga affidato a un pubblico ministero che avvierà le attività istruttorie preliminari e aprirà un fascicolo. Non è escluso che, trattandosi dell'ex capo del governo, del procedimento possa occuparsi direttamente un procuratore aggiunto sotto la supervisione del procuratore reggente e di quello che sarà nominato, nelle prossime settimane, dal Consiglio superiore della magistratura. Certo è che sul caso ci sarà il massimo dell'attenzione da parte dell'ufficio inquirente partenopeo per impedire qualsiasi tipo di strumentalizzazione politica (a favore o contro).
Ci sono indizi per un'attività investigativa che vada oltre le ipotesi dei cronisti? Secondo Di Maio c'è la necessità di un rigoroso accertamento. Lo spunto iniziale sono le critiche condizioni finanziarie in cui versa il gruppo Pessina prima di rilevare il giornale fondato da Antonio Gramsci. Il fatturato della holding, dal 2014, anno del passaggio della testata, esplode e nel giro di qualche anno, l'imprenditore Massimo Pessina mette in cassa appalti per 236 milioni di euro. Il Gruppo fa affari in Kazakistan attraverso l'Eni anche se il colosso energetico ha smentito partnership locali e prova a estendersi anche in Iran dove ottiene protocolli per lo sviluppo di 5 ospedali due in fase di avanzamento in project financing.
Un altro aspetto su cui potrebbe far leva l'indagine trae spunto proprio dal filone seguito, fino a qualche tempo fa dal pm Henry John Woodcock, sugli affari e gli agganci di Alfredo Romeo dalle parti del Nazareno. Carlo Russo, l'amico di babbo Renzi, viene intercettato dai militari del Noe, mentre suggerisce all'immobiliarista di Posillipo di fare un pensierino proprio sull'Unità.
«Se lei riuscisse a fare l'operazione dice Russo a quel punto s'è fatto un amico per tutta la vita...». Chi era l'amico a cui si riferiva Russo? E perché Russo, che è molto vicino a Renzi senior, fa da advisor per l'acquisto di un quotidiano che, allo stato attuale, vende poco più di 7mila copie al giorno?
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