Cronache

"M'hai dato contatti potenti". Affari coi pezzi grossi calabresi

Nelle intercettazioni Montella, il capo della banda, si vanta di prendere "erba e coca" dalla 'ndrangheta nel Milanese

"M'hai dato contatti potenti". Affari coi pezzi grossi calabresi

Porta direttamente ai piani alti della 'ndrangheta al Nord l'indagine sui carabinieri torturatori e narcotrafficanti di Piacenza. La trasmissione degli atti dalla Procura della città emiliana alla Direzione antimafia di Milano apre lo squarcio sul versante forse più inquietante delle attività parallele di Peppe Montella, l'appuntato scelto che guidava di fatto le attività criminali dei carabinieri della Stazione Levante. Perché gli atti raccontano che Montella non trafficava solo con spacciatori di quart'ordine reclutati nei giardini di Piacenza. Per approvvigionarsi di chili e chili di stupefacente si rivolgeva alle famiglie di Platì che da quarant'anni tengono le redini del narcotraffico nell'hinterland milanese.

Il trojan installato dalla Guardia di finanza sul cellulare di Montella registra in diretta i viaggi compiuti dall'appuntato, a bordo della sua Audi A4 per fare rifornimento di droga in compagnia del suo socio in affari, il pluripregiudicato Daniele Giardino. «Io ho fatto un unico viaggio e so' apposto, in settimana così faccio il viaggio... mi faccio un unico perché se riesco vengo a prendere sia l'erba che la coca», racconta il carabiniere al compare. E nelle loro chiacchiere di viaggio i due fanno ripetuti riferimento ai fornitori, «i calabresi coi pezzi grossi». Giardino è entusiasta dell'aggancio: «M'ha messo nei contatti potentissimi fratè, mi ha fatto diventare qualcuno!».

Il pedinamento conferma che non si tratta di vanterie. L'Audi con la strana coppia infatti arriva a Gaggiano, un comune sul Naviglio Grande a poca distanza dai Comuni colonizzati dai clan calabresi. Qua in via dell'Informatica c'è il capannone di una azienda, la FR Idroelettrica, di proprietà di un giovanotto di nome Francesco Romeo, nato nel 1985 a Platì. Una origine che le «fiamme gialle» si limitano a definire «suggestiva», visto che Romeo è incensurato, e nonostante che nell'elenco dei dipendenti della ditta si affollino altri cognomi pesanti.

Ma non si tratta solo di omonimie. Basta incrociare gli atti dell'inchiesta di Piacenza con un'altra indagine recente, la «Quadrato 2», compiuta dalla Dda di Milano sulla terza generazione dei platioti. E nelle carte della «Quadrato 2» rispunta un Francesco Romeo con la stessa data di nascita (7 novembre 1985) e la stessa residenza (Gudo Visconti) del titolare della Fr. Nell'ordinanza di custodia Francesco Romeo viene definito «soggetto di assoluto rilievo investigativo per via dei legami familiari con importanti consorterie di stampo 'ndranghetista». Un pentito, Domenico Agresta, lo riconosce in una foto segnaletica: «É il fratello di Pasquale o Pettinaro, detto Ciccio o Pettinaro. Ha consegnato cocaina a mio cognato per conto di Domenico Papalia, figlio di Antonio». Si tratta di Antonio Papalia, uno dei grandi capi della 'ndrangheta al nord.

Ecco con chi facevano affari i carabinieri di Piacenza.

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