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"Gli spari, la fuga e il terrore: la storia di mia figlia Giada nella sparatoria della Brown"

L'erede della dinastia dell'amaro Giammaria Giuliani è il papà di una studentessa della Brown: "Salva barricandosi in libreria"

"Gli spari, la fuga e il terrore: la storia di mia figlia Giada nella sparatoria della Brown"
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"Ero a cena in famiglia, tranquillo. È arrivato un messaggio sul telefono di mia figlia 17enne che ha iniziato ad urlare. La sorella le ha scritto che nella sua Università stavano sparando e lei stava scappando".

Chi parla è Giammaria Giuliani, erede della dinastia dell'omonimo amaro, membro del board della corporazione della Brown University. All'interno dell'università quando è avvenuta la sparatoria, si trovava Giada, la primogenita di Giuliani che ci racconta gli attimi di terrore che ha vissuto la sua intera famiglia

Ci racconta cosa è successo?

"Una volta che mia figlia urlando ha detto che nell'Università di Giada era in corso una sparatoria, ho acceso immediatamente la tv. Le immagini che mi venivano restituite erano terribili. Notizie vaghe. Ripetevano che c'erano dei morti e dei feriti, e che l'attentatore era ancora lì, nei viali o nei corridoi. Si immagini il terrore..Mia figlia era dentro".

Lei conosce bene quell'università.

"Sì, da marzo scorso sono nel consiglio di amministrazione".

Dopo quanto è riuscito a mettersi in contatto con Giada?

"Dopo una decina di minuti. Ma la polizia aveva detto a tutti di non parlare al telefono, di non farlo squillare. Solo messaggi".

Dove si trovava sua figlia al momento dell'attacco?

"Nella libreria Rockefeller. Stava studiando perché deve dare degli esami. Era andata all'università prima del solito proprio per questa ragione. Erano un centinaio di ragazzi in questa libreria. Si sono dati da fare per ammassare i banchi a chiudere le porte. Si era creato un clima surreale, di guerra, di terrore".

La polizia era già intervenuta a quel punto?

"Sì, ma non era stato ancora trovato l'attentatore, e nemmeno si sapeva se ci fosse un solo attentatore o se fossero due o tre".

Cosa ha detto la polizia agli studenti?

"Chiudetevi nella stanza dove siete. Barricatevi il più possibile e poi stendetevi a terra. Non muovetevi. Lontani dalle finestre".

Sua figlia era impaurita?

"Erano terrorizzati, però credo che nessuno si sia fatto prendere dal panico. Hanno seguito alla lettera le indicazioni della polizia".

La Brown è tra le otto Università più importanti degli Stati Uniti.

"Sì, fa parte della celebre Ivy league. Sono le otto università nate prima ancora della guerra d'indipendenza. Sono tutte nel Nord est degli stati Uniti. La Brown è in Rhode Island, a due passi da Boston".

Sua figlia da quanto tempo studia lì?

"Da due anni".

Cosa vi ha raccontato?

"Che ha sentito gli spari e tutti hanno iniziato a correre per nascondersi. Dopo diverse ore la polizia è entrata nella biblioteca. Li ha fatti alzare , tutti con le mani in alto, poi li hanno portati in una location sicura e protetta da uomini armati. Li hanno interrogati e dato qualcosa da mangiare".

Cosa si sa dell'assalitore?

"L'hanno preso, dicono che sia un ragazzo dell'Università. Però forse invece è un estraneo. Pare che abbia trent'anni. Quindi è più grande degli studenti. Era vestito di nero, pantaloni maglia e cappuccio. Non si può dire se fosse americano o straniero. Non parlava. Sparava".

Sua figlia ora è tranquilla?

"Beh, non so quanto possa essere tranquilla. Deve fare degli esami, ma non credo che per ora glieli facciano fare".

L'assalto alle università è una specialità degli Stati Uniti?

"L'America ha i suoi pregi e i suoi difetti, Questa delle armi è un difetto. È facilissimo procurarsi un'arma. Quest'anno 65 sparatorie tra scuole e università. È un numero pazzesco, 65. Per noi qui in Italia è una cosa inimmaginabile. In America l'ipotesi dell'assalto è sempre considerata. Infatti i ragazzi fanno dei corsi per imparare come reagire in questi casi".

L'attentatore è stato preso ma non è stato ucciso.

"No, non è stato ucciso. La scamperà".

Avverto un certo dispiacere nelle sue parole.

"Due ragazzi innocenti morti, sei feriti anche in modo gravissimo non è sufficiente per aver sperato che fosse morto anche il killer?".

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