"Migranti irregolari? In Sardegna...". Ira bipartisan sul sindaco di Como

Il primo cittadino di Como ipotizza di spedire i clandestini in attesa di rimpatrio nelle "zone deserte della Barbagia". Indignazione in Sardegna, Cappellacci attacca: "La zona deserta è nella sua testa"

"Migranti irregolari? In Sardegna...". Ira bipartisan sul sindaco di Como

Migranti irregolari? "Ci sono ampie zone deserte della Barbagia che potrebbero ospitarli". Con una sua estemporanea dichiarazione, il sindaco di Como Alessandro Rapinese un effetto immediato lo ha ottenuto: quello di suscitare l'unanime disappunto nei suoi confronti. Interpellato da un quotidiano locale dopo lo stupro di una donna avvenuto in città lo scorso fine settimana - episodio per il quale è accusato un pachistano irregolare - il primo cittadino della località lariana si è lasciato andare a una discutibile ipotesi sull'invio dei clandestini in presunte "zone deserte" della Sardegna centrale. Le polemiche bipartisan non si sono fatte attendere.

"Se io fossi il legislatore non consentirei la libera circolazione a chi non ha i documenti in regola... E mentre si attende che vengano rimpatriati, ci sono ampie zone deserte della Barbagia che potrebbero ospitarli", ha affermato Rapinese, eletto lo scorso giugno in una lista civica. Affermazioni che in Sardegna sono state interpretate come un vero e proprio schiaffo alle comunità locali. "Siamo sicuri che il sindaco di Como, tal Alessandro Rapinese, voglia prontamente scusarsi con tutti i barbaricini e tutti i sardi per l'infelice battuta sulle zone desertiche della stessa Barbagia in cui trasportare gli immigrati", hanno dichiarato il deputato sardo di Fratelli d'Italia Salvatore Deidda (barbaricino d'origine) e Maurizio Cadau, sindaco di Belvì (Nuoro), nonché presidente provinciale di FdI di Nuoro. Ancor più severo l'ex presidente sardo e deputato di Forza Italia, Ugo Cappellacci: "La zona deserta è nella sua testa".

Bordate al primo cittadino di Como sono arrivate anche dal presidente dell'Anci Sardegna, Emiliano Deiana, che su Facebook ha tuonato: "Ritengo superfluo addentrarmi in una risposta di senso compiuto al sindaco di Como per le sue deliranti affermazioni sulla deportazione forzosa di migranti in Sardegna". Poi il riferimento al caso di cronaca che aveva ispirato quell'uscita improvvida. "Il punto principale di questa triste vicenda, difatti, non sono le dichiarazioni sconsiderate di un sindaco ma la vittima di una violenza atroce per cui non ci sarà più mai consolazione. A quella donna va la mia personale vicinanza e credo quella di tutte le donne e gli uomini perbene della terra di Sardegna. Questa ragazza, difatti, non dovrebbe avere il supplizio aggiuntivo di una polemica pubblica incentrata sulle stupidità di qualche rappresentante istituzionale in cerca di ribalta e di notorietà", ha aggiunto Deiana.

Ma le polemiche non sono arrivate solo dalla Sardegna. A Como, anche la consigliera comunale leghista Alessandra Locatelli, ex ministra per la Famiglia nel primo governo Conte, ha manifestato il proprio fastidio per quella frase così scivolosa da qualsiasi punto di vista la si legesse. "Penso che la splendida Sardegna e l'incantevole Barbagia non possano diventare luoghi dove mandare i clandestini, perché non dobbiamo proprio farli sbarcare nel nostro Paese", ha dichiarato l'esponente locale del Carroccio.

Travolto dalle critiche, il sindaco Rapinese è tornato sulle proprie affermazioni spiegando di avere fatto riferimento alla Barbagia come luogo in cui mandare i clandestini "solo perché è una zona che ho attraversato più volte ed è la prima che mi è venuta in mente". Ma, si è giustificato, "non ce l'ho assolutamente con la Sardegna che è una terra che conosco e amo".

Al contempo, Rapinese ha sostenuto che "forse la soluzione potrebbe essere mandare in aree poche abitate del Paese queste persone che girano indisturbate e pericolose". Un chiarimento che non sembra sufficiente a chiudere il caso.

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