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"Migranti legali una risorsa". Draghi difende Lamorgese

Oggi chiederà un maggiore impegno della Ue. I numeri inchiodano il ministro ancora nel mirino di Fdi e Lega

"Migranti legali una risorsa". Draghi difende Lamorgese

Il Consiglio europeo prenatalizio di oggi e domani rischia di emettere ancora una volta una fumata nera soprattutto sui migranti. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, però, non demorde sull'emergenza e ieri in Parlamento ha elencato l'impennata dei numeri: «Da luglio gli sbarchi mensili non sono mai scesi sotto la quota di 6.900 e hanno raggiunto un picco di oltre 10mila ad agosto. Al 14 dicembre, le persone sbarcate in Italia quest'anno erano 63.062. Nel 2019 sono state 11.097, e nel 2020 sono state 32.919». In teoria dovrebbe suonare come un epitaffio per il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, che continua a rimanere al suo posto. A Bruxelles Draghi è intenzionato ad affrontare «con assoluta determinazione, anche a seguito del numero elevato di arrivi che ci sono stati in questi mesi», il tema delle migrazioni. Il presidente del Consiglio insisterà sulla ridistribuzione dei migranti, ma difficile che trovi ascolto. Davanti ai parlamentari ha ammesso che con l'introduzione delle restrizioni pandemiche «le già sporadiche redistribuzioni tra Paesi europei dei migranti sbarcati in Italia si sono interrotte». La mozione della maggioranza impegna il governo a chiedere «una più efficace azione dell'Ue per ottenere una maggiore collaborazione da parte dei paesi di origine e transito dei flussi» oltre a «migliorare i risultati dell'azione dell'Ue sui rimpatri».

Il nostro paese, soprattutto per l'Afghanistan, vuole ribadire l'importanza dei corridoi umanitari, «ma non è sufficiente che sia solo l'Italia ad attuarli: serve un chiaro impegno europeo - spiega Draghi - Dobbiamo rafforzare i canali legali di migrazione, perché rappresentano una risorsa, non una minaccia per la nostra società». Il capo del governo ha pure discusso con il responsabile Iom delle migrazioni dell'Onu, Antonio Vittorino, per «capire come si fanno a recuperare nella società e nel lavoro le decine di migliaia o anche centinaia di migliaia di migranti afgani che sono passati e fuggiti in Pakistan e in Iran». Draghi ha anche ribadito che «sul fronte della politica estera, ci aspettiamo che il Consiglio Europeo si esprima in modo inequivocabile contro la strumentalizzazione dei migranti da parte del regime bielorusso. L'uso intenzionale dei migranti per scopi politici è inaccettabile».

Per il presidente del Consiglio bisogna «deideologizzare la questione migrazione», ma il vero problema è lo stallo europeo.

Non solo sull'emergenza migranti. «Servono innanzitutto meccanismi decisionali efficaci in materia di politica estera, di sicurezza e difesa, a partire dal superamento del principio dell'unanimità, che troppo spesso rallenta l'azione europea» ha dichiarato Draghi. Lo scoglio del voto all'unanimità è quasi insormontabile e rende il processo decisionale lento, farraginoso e spesso inconcludente. Non a caso fonti di Bruxelles hanno fatto trapelare che è ancora troppo presto per portare al Consiglio europeo le proposte sulla riforma di Schengen avanzate dalla Commissione europea. Fratelli d'Italia ha lanciato l'allarme con una nota che punta il dito contro la presidente «von der Leyen che propone una riforma sotto dettatura di Emmanuel Macron, prossimo presidente di turno della Ue e in campagna elettorale per la sua conferma all'Eliseo». Secondo Giorgia Meloni «la modifica prevede il ripristino dei controlli di frontiera per fermare i cosiddetti movimenti secondari di migranti illegali all'interno della Ue e consente persino di escludere da Schengen quegli Stati che non trattengono i propri immigrati irregolari sul loro territorio». Un chiaro monito all'Italia che si appella a Draghi per stoppare il pericoloso tentativo. L'opposizione chiede la testa di Lamorgese: «Il premier Draghi faccia dimettere l'incompetente ministro dell'Interno». Anche la Lega è partita all'attacco della titolare del Viminale ricordando che «nel 2021 con il ministro dell'Interno di sinistra, Lamorgese, i morti in mare sono stati 2.460, più del doppio di quando a capo dello stesso ministero c'era Matteo Salvini».

La responsabile del Viminale nel question time alla Camera si è limitata a rispondere a un'interrogazione sull'inchiesta della procura di Foggia sul caporalato. «È opportuno precisare che nei confronti del prefetto Di Bari (ex capo del dipartimento delle Libertà civili e dell'Immigrazione, ndr) non è emerso alcun coinvolgimento, diretto o indiretto, nella vicenda giudiziaria» che vede indagati, tra gli altri, la moglie.

«Né esiste alcun collegamento tra i fatti investigativi e la carica ricoperta dal prefetto - ha dichiarato Lamorgese - che pure ha immediatamente rassegnato le proprie dimissioni dando prova di quel senso di responsabilità che deve connotare i dirigenti pubblici di alto profilo».

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