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Migranti, Di Maio sfida Macron: "Ora te li portiamo a Marsiglia"

Grillini in campo contro il franco coloniale imposto da Parigi a otto Paesi africani. Di Battista accusa: "Dominio monetario su 200 milioni di persone"

Migranti, Di Maio sfida Macron: "Ora te li portiamo a Marsiglia"

"D'ora in poi quelli che vogliono sbarcare glieli portiamo a Marsiglia". In una intervista ai microfoni di Rtl 102.5, Luigi Di Maio torna a puntare il dito contro la Francia di Emmanuel Macron e annuncia che si muoverà a Bruxelles per chiedere sanzioni contro "quei Paesi che colonizzano l'Africa". E, mentre le pressioni del premier Giuseppe Conte hanno aiutato a sbloccare l'intervento libico in aiuto del barcone che ieri era in avaria al largo di Misurata, il vicepremier grillino invita l'Unione europea a non limitarsi a guardare "gli effetti" dell'immigrazione clandestina, cioè i morti in mare, ma a soffermarsi anche su "quello che la Francia fa in Africa".

Ancora un allarme, ancora rimpalli di responsabilità, ancora l'angoscia per una nuova odissea in mare, stavolta per una barca con un centinaio di immigrati a bordo, in difficoltà a 60 miglia a nord dalla città libica di Misurata. E, mentre le istituzioni europee si affannano a cercare una soluzione che non riescono a trovare, Di Maio mette sul tavolo le colpe della Francia "colonialista". La storia è quella dell'Franco CFA. Nel 1945 quell'acronimo stava per Franco delle Colonie Francesi d'Africa, abbreviato appunto in FCFA. Oggi è diventato acronimo di Comunità Finanziaria Africana. Nel luglio 2017, quando era appena arrivato all'Eliseo, Macron aveva stroncato con disprezzo le critiche che venivano mosse ai francesi "Se non si è felici nella zona franco, la si lascia e si crea la propria moneta come hanno fatto la Mauritania e il Madagascar". Quindi aveva invitato i leader africani, che vogliono rimare, a "smetterla con dichiarazioni demagogiche" che "fanno del franco CFA il capro espiatorio dei vostri fallimenti politici ed economici, e della Francia la fonte dei vostri problemi".

Oggi, come ricorda il Corriere della Sera, il franco coloniale è adottato in otto Paesi dell'Africa occidentale (Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guina-Bissau, Mali, Niger, Senegal e Togo) con Banca centrale a Dakar e in sei Paesi dell'Africa centrale (Camerun, Repubblica centrafricana, Congo, Gabon, Guinea equatoriale, Ciad) con Banca centrale a Yaoundè. Il Tesoro francese garantisce questa moneta ottenendo in cambio rappresentanze nelle due banche centrali africane e il 50% delle riserve di cambio su un proprio conto speciale. "Non dovete avere un approccio stupidamente post-coloniale o anti-imperialista - è la linea di Macron - se i dirigenti africani vogliono cambiare il perimetro di utilizzo del franco CFA, o cambiare il nome, o sopprimerlo del tutto, sono favorevole. In ogni caso, spetta a loro decidere". I grillini, invece, la pensano diversamente. Per Di Maio il franco coloniale è alla base dell'ondata migratoria che dall'Africa muove verso il Vecchio Continente. "La Francia - è l'accusa di Di Maio - stampa il franco delle colonie con cui si fa finanziare parte del suo debito, per far stare gli africani in Africa basta che i francesi se ne stiano a a casa loro".

"Se non affrontiamo il tema della sovranità monetaria in Africa, non potremo mai risolvere veramente il problema", fa eco Alessandro Di Battista postando sul Blog delle Stelle il video della sua intervista di ieri a Che Tempo Che Fa. "Attualmente la Francia, nei pressi di Lione, stampa la moneta utilizzata in 14 paesi africani, quasi tutti paesi della zona subsahariana - denuncia il grillino - per mantenere il tasso fisso sono costretti a versare circa il 50% dei loro denari in un conto corrente gestito dal Tesoro francese. Conto corrente con cui viene finanziata una piccola parte del debito pubblico francese, ovvero circa lo 0,5%". In questo modo, secondo Di Battista, Parigi gestisce la sovranità di interi Paesi "impedendo la loro legittima indipendenza, la loro sovranità monetaria, fiscale, valutaria e la possibilità di fare politiche espansive". Finché ci sarà questa moneta "unica", gli africani continueranno a scappare dal proprio Paese e a morire in mare cercando di venire in Europa.

"Oggi è necessario, per la prima volta, occuparsi delle cause, perché se ci si occupa esclusivamente degli effetti si è nemici dell'Africa".

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