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Migranti, schiaffo norvegese: "L'accoglienza tocca all'Italia". Solo la Francia ci tende la mano

Duro braccio di ferro Parigi: pronti ad aiutarvi. Il paradosso: due navi battono bandiera dello Stato scandinavo

Migranti, schiaffo norvegese: "L'accoglienza tocca all'Italia". Solo la Francia ci tende la mano

In Italia cambiano i governi ma in Europa non cambia la musica sugli immigrati. Tocca a Roma farsi carico dello sbarco delle quattro navi di Ong a ridosso delle coste siciliane, poi si vedrà. L'unica apertura sull'accoglienza di parte delle persone che in questo momento si trovano in mezzo al mare arriva dalla Francia. «Abbiamo detto all'Italia, e lo diciamo insieme alla Germania, che se quella nave umanitaria (la Ocean Viking, ndr) verrà accolta in Italia, anche noi accoglieremo una parte dei migranti, delle donne e dei bambini, affinché l'Italia non si debba prendere carico da sola del fardello di questo arrivo di migranti», dice il ministro dell'Interno francese, Gérald Darmanin. «Siamo pronti ad accogliere i migranti, come ogni Paese», dichiara il ministro della solidarietà della Francia Jean Christophe Combe. A patto, però, che il governo italiano faccia sbarcare subito in uno dei suoi porti la nave Ong battente bandiera norvegese. «Sono certo che l'Italia rispetterà il diritto internazionale e accoglierà in uno dei suoi porti la nave umanitaria Ocean Viking della Ong Sos Méditerranée, bloccata in mare con 234 migranti a bordo - prosegue Darmanin - il diritto internazionale è molto chiaro: quando una barca chiede di accostare con dei naufraghi a bordo, è il porto più sicuro e più vicino che deve accoglierla». Che poi è lo stesso concetto ribadito negli scorsi giorni dalla Germania per quanto riguarda la nave Humanity 1, imbarcazione battente bandiera tedesca.

Un'interpretazione diversa rispetto a quella del governo italiano, che invece chiede nuovi meccanismi di accoglienza, basati sulla richiesta di asilo da parte dei migranti da sottoscrivere direttamente a bordo della nave. Richieste di protezione che, in questo caso, passerebbero al vaglio dei Paesi di cui le Ong battono bandiera. Sul punto, è arrivato già il no della Germania alla proposta del Viminale. Una chiusura a cui si aggiunge quella della Norvegia, relativa alla Ocean Viking, imbarcazione della Ong Sos Mediteranée battente bandiera norvegese. Berlino, però, stando a quanto affermato dal governo francese, potrebbe farsi carico di una parte dei migranti una volta sbarcati in Italia.

«La responsabilità primaria nel coordinamento dei lavori per garantire un porto sicuro alle persone in difficoltà in mare è di competenza dello Stato responsabile dell'area di ricerca e salvataggio in cui è stata prestata tale assistenza», si legge in una nota di Oslo. I norvegesi, insomma, se ne lavano le mani, senza nessun accenno di apertura. «La Norvegia non ha alcuna responsabilità ai sensi delle convenzioni sui diritti umani o del diritto del mare per le persone imbarcate a bordo di navi private battenti bandiera norvegese nel Mediterraneo», scrivono dal governo del Paese scandinavo. Un no che vale per la Ocean Viking, ma anche per la Geo Barents di Medici Senza Frontiere, un'altra nave attualmente in mare con 572 migranti, anch'essa battente bandiera norvegese. Le imbarcazioni in attesa nel Mediterraneo sono attualmente quattro: la Humanity 1, la Rise Above (battenti bandiera tedesca), la Ocean Viking e la Geo Barents (battenti bandiera norvegese). Gli immigrati in cerca di un porto di sbarco sono in totale 1057, con le condizioni più difficili a bordo della Humanity 1 e della Ocean Viking, dove stanno cominciando a esaurirsi le scorte di cibo e medicinali.

Un'altra apertura alle richieste italiane arriva dalla Ong Sos Mediterranée. «Sulla questione migranti da anni sosteniamo che gli Stati dell'Europa centrale si debbano fare carico di alleviare la pressione degli arrivi sull'Italia e su Malta», sottolineano dall'organizzazione che da giorni è al largo della Sicilia sulla Ocean Viking.

Meno morbida la posizione della Ong Sos Humanity, in mare con Humanity 1, che si accoda alla Norvegia: «La bandiera non ha nulla a che fare con i diritti o i doveri di asilo».

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