Migranti, le tre rotte nel mirino: cosa farà il nuovo governo

Preoccupa soprattutto l'incremento delle partenze da Libia, Tunisia e Turchia. Boom di arrivi in un anno: superata quota 80 mila

Migranti, le tre rotte nel mirino: cosa farà il nuovo governo

Al momento del suo insediamento il neo ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha trovato sulla scrivania numeri già conosciuti. Da tempo infatti si parla di un importante aumento degli sbarchi di migranti nel nostro Paese. Come registrato dallo stesso Viminale, dal primo gennaio a oggi sono arrivati 80.864 migranti da almeno 2.044 eventi di sbarco. Nello stesso periodo del 2021 il conteggio si era fermato a 53.189, con circa la metà di eventi di sbarco segnalati.

E già l'anno scorso comunque si parlava di aumenti. Nel 2020, annata peraltro difficile per via della fase più acuta della pandemia da coronavirus, i migranti arrivati fino a ottobre erano stati 27.113. Da almeno tre anni si registrano quindi costanti aumenti e questo per il nuovo titolare del Viminale non hai mai costituito un mistero. Ciò di cui però Matteo Piantedosi si è voluto rendere conto nelle scorse ore ha riguardato l'origine dei flussi migratori. Da quali rotte cioè nel 2022 è arrivato il maggior numero di barconi.

Le tre rotte da tenere sotto controllo

E così, come riportato su Il Messaggero, ieri al Viminale si è tenuta un'importante riunione. Alla presenza, tra gli altri, del capo di stato maggiore della Difesa Giuseppe Cavo Dragone, si è fatto il punto della situazione sulle principale tratte dell'immigrazione.

La rotta più importante, in termini tanto numerici quanto politici, è quella libica. I dati hanno confermato la crescita del numero di barconi salpati dalla Tripolitania, regione in cui operano gran parte delle organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di esseri umani. L'aumento è nell'ordine del 75,8%.

Un dato importante anche a livello politico, perché arrivato a pochi giorni dal rinnovo automatico del memorandum con Tripoli, firmato nel 2017 quando al Viminale c'era il dem Marco Minniti e ora osteggiato dallo stesso Pd. Non solo, ma i numeri relativi alla rotta libica sono destinati a far comprendere all'intero esecutivo guidato da Giorgia Meloni la priorità da dare all'intricato dossier libico.

C'è poi la rotta tunisina. Dalle coste del Paese nordafricano è stato registrato un aumento del 26% del numero di barconi partiti alla volta dell'Italia. Un dato certificato nelle scorse ore anche dall'Ong Ftdes, Forum tunisino per i diritti economici e sociali, secondo cui nel nostro Paese sono arrivati nel 2022 almeno 16.292 migranti tunisini. Un dato in netto aumento sia rispetto al 2021 e sia in confronto al 2020.

Rimanendo tra le rotte via mare, l'unica ad aver fatto registrare un calo è quella algerina. In particolare, nel 2022 il numero barconi partiti dall'Algeria (e diretti soprattutto verso la Sardegna) è diminuito di quasi l'8%. Ci sono però anche le rotte terrestri. Quella balcanica, affrontata dai migranti che partono dalla Turchia e che risalgono via terra le penisola balcanica prima di raggiungere i nostri confini, ha registrato rispetto all'anno scorso un incremento del 43%. Anche questo un dato importante perché pone in rilievo i rapporti tra Roma e Ankara.

Quale sarà la strategia del governo?

Nel corso del suo discorso alla Camera, il presidente del consiglio Giorgia Meloni ha parlato della necessità di ripartire dalla terza fase mai attuata della missione Sophia. Ossia, in poche parole, la fase che dovrebbe prevedere lo smantellamento delle reti criminali e delle strutture logistiche usate dagli scafisti.

Cosa che l'Italia non può fare da sola. Roma dovrà spingere politicamente a livello europeo e agire nei rapporti diretti con Tunisia e Libia. Nel primo caso i colloqui sull'immigrazione sono in corso da tempo. Spesso non hanno portato a grandi risultati, ma ad ogni modo a Tunisi c'è un governo regolarmente in carica e ci sono istituzioni con cui poter interloquire.

Più complesso invece il secondo caso, visto che in Libia c'è un quadro istituzionale instabile con almeno due governi che si contendono il potere e una serie di milizie che si contendono il controllo del territorio. Qualcosa si è forse iniziata a muovere.

Proprio nelle scorse ore le autorità di Tripoli hanno annunciato l'arresto di almeno sette persone accusate di essere trafficanti. Si potrebbe pensare a un piccolo segnale lanciato dalla Libia in direzione di Roma. La strada, in ogni caso, è ancora molto lunga e impervia.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica