Il lockdown funziona anche quando è "soft". Lo dimostrerebbero gli ultimi dati su Milano, così come quelli che arrivano da mezza Europa.
Partiamo dal capoluogo lombardo, che nella seconda ondata del virus è stato uno degli epicentri del contagio. Ebbene, secondo il direttore generale dellAts meneghina Walter Bergamaschi i dati sanitari stanno migliorando di giorno in giorno. «L'Rt - spiega Bergamaschi riferendosi all'indice di trasmissibilità del Covid - sta continuando a scendere, dal 2,5 che ha caratterizzato le due settimane successive all'apertura delle scuole, oggi siamo a 1,25». Per il dg, intervistato da SkyTg 24, «è il segno che non solo le misure più recenti, che ancora non possiamo considerare, ma già quelle adottate due settimane fa, stanno facendo il loro effetto». In Lombardia le prime restrizioni della seconda ondata risalgono al 22 ottobre scorso, quando venne istituito il coprifuoco dalle 23 alle 5. Poi sono seguiti successivi giri di vite, culminati nell'inserimento di Milano e di tutta la Lombardia nella zona rossa, quella di massimo allarme, «battezzata» lo scorso 6 novembre.
Va detto che anche nel resto dell'Europa in linea di massima i Paesi che hanno adottato le misure più stringendo stanno iniziando a vedere i risultati della severità. A fare il punto sulla situazione di alcuni dei Paesi europei più coinvolti dall'emergenza sanitaria ci ha pensato il quotidiano Le Monde, in quella Francia che proprio ieri ha annunciato il prolungamento del lockdown per due settimane.
Partiamo dall'Irlanda, il primo Paese europeo ad adottare provvedimenti restrittivi della seconda ondata di Covid-19: qui il tasso di riproduzione del virus è tornato a scendere sotto 1, e il numero di contagi per ogni 100mila abitanti è adesso fra i più bassi dell'Ue (152).
Nel vicino Regno Unito si torna a respirare proprio grazie ai divieti. Negli ultimi giorni l'andamento dei contagi si sta stabilizzando, soprattutto nelle regioni particolarmente colpite del Nord, dove scende il numero dei ricoverati in ospedale.
Capitolo Spagna: una lieve flessione dei ricoveri si verifica a Madrid, l'epicentro iberico della pandemia e anche quella dove sono state prese le misure più drastiche, mentre la curva è sempre in crescita in Catalogna. Il Belgio sembra avere imboccato la strada della discesa dei contagi mentre in Germania continuano ad aumentare. Nei Paesi Bassi, dove sono stati sconsigliati i viaggi fino a metà gennaio ma le scuole non sono state chiuse, il governo sostiene che il picco dei contagi è alle spalle ma i ricoveri sono ancora in aumento. Piccoli segni di miglioramento anche per la Repubblica Ceca, la più colpita in proporzione agli abitanti: dopo il calo del numero di contagi giornalieri, in seguito a un lockdown piuttosto rigido partito lo scorso 22 ottobre, il governo ha annunciato la riapertura delle prime classi delle scuole elementari. E la Polonia risparmiata dalla prima ondata si appresta a varare un lockdown dopo aver registrato un significativo aumento di casi e di ricoveri in ospedale.
«Decise in fasi diverse e con provvedimenti variabili - scrive il quotidiano parigino - le misure dei governi hanno in generale provocato un calo delle curve di contagio e rallentato la trasmissione del virus», alleggerendo fra l'altro la pressione sulle strutture sanitarie. Certo, qualche eccezione c'è.
Come detto ad esempio spicca l'anomalia tedesca. E anche in Belgio, che pure ha beneficiato del giro di vite, la riapertura delle scuole prevista per lunedì prossimo potrebbe far saltare il banco e vanificare la chiusura di bar e ristoranti.
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