Barriere di cemento. Controlli più capillari. La possibilità di annullare eventi e manifestazioni qualora sia impossibile realizzare una rete di protezione adeguata.
L'Italia non è in guerra ma ha la consapevolezza di essere sulla prima linea del terrorismo. Inutile illudersi: la giornata spaventosa di lunedì costringe un po' tutta Europa a correre ai ripari. Per quanto sia pura utopia l'idea di poter annullare i rischi. Dunque, anche l'Italia si blinda: ci sono state varie epoche del terrore e strategie diverse per portare la morte nelle nostre città. Ora, in un'escalation sanguinaria, l'orrore sale sui tir lanciati contro la folla inerme.
Il prefetto di Milano Alessandro Marangoni annuncia dunque che la città sarà blindata in due modi fra loro complementari. Ci sarà un incremento dei pattugliamenti, ma soprattutto verranno piazzati ostacoli fissi «che non possano essere superati dai camion di grosse dimensioni».
I muri antisfondamento verranno sistemati un po' ovunque in centro, nelle vie canoniche dello shopping. A maggior ragione nel periodo natalizio. Il proposito di Marangoni è quello di rendere meno vulnerabili i turisti, gli uomini d'affari, i semplici cittadini che quotidianamente affollano il cuore della metropoli: piazza Duomo, corso Vittorio Emanuele, piazza San Babila, via Dante, il Castello. E poi l'area della movida notturna sui Navigli. Una task force, composta da uomini dell'esercito, della polizia, dei vigili, lavorerà per garantire la tranquillità generale. In particolare nelle strade ci saranno 800 militari. E si farà di tutto per coniugare, secondo lo stile ambrosiano, l'efficienza e la funzionalità degli strumenti messi in campo. Cosi si sperimenterà un sistema elastico: ci saranno «finestre e orari particolari» in cui le difese saranno potenziate, ma gli apparati saranno meno invasivi in altre fasce.
Da Milano a Roma, è tutta l'Italia a giocare la partita della sicurezza. Il neo ministro dell'interno Marco Minniti invia a prefetti e questori una direttiva che è la prima risposta alla tragedia di Berlino. Minniti riunisce il Comitato di analisi strategica antiterrorismo, poi chiede un sforzo supplementare per monitorare con la massima attenzione le piazze stracolme, e più in generale gli obiettivi ritenuti più a rischio. Si sa, fra Natale e Capodanno happening, concerti, mercati riempiono borghi e metropoli. Il ministro le prova tutte per bloccare eventuali blitz di aspiranti martiri e kamikaze.
Siamo in un momento drammatico: l'Europa è impaurita, occorre mandare un segnale e uscire dalla logica burocratica della routine. Non può essere questo il tempo delle parole incartate in formule generiche e rassicuranti. Per questo Minniti arriva a prospettare anche soluzioni di emergenza. Dunque, se le misure di sicurezza saranno considerate insufficienti, si potrà annullare quel corteo, quella performance, quell'happening. Stop agli eventi che potrebbero rivelarsi trappole letali per chi vi partecipa.
A volte, fanno notare al Viminale, ci sono luoghi che sfuggono come saponette a ogni strategia difensiva. O che richiedono interventi non realizzabili per arginare il nemico. Non sempre c'è il tempo sufficiente per costruire una sorta di cinta in grado di fermare i professionisti della jihad. In quel caso Minniti invita le autorità a non cercare soluzioni diplomatiche: se non si possono garantire standard adeguati, meglio lasciar perdere. E cambiare l'agenda in corsa.
Purtroppo ci sono state già troppe vittime e troppe volte sono emerse falle, leggerezze, superficialità nei
sistemi adottati per fronteggiare la minaccia che arriva sotto l'ombrello dell'Isis. Si tratti di emissari del califfato o di fanatici che si richiamano alle cupe ideologie predicate da alcune frange di matrice islamista.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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